Till die

DOMANDE A CURA DI LAURA CASSARA

Per cominciare, parliamo un po’ di voi: la band nasce nel 1998 cosa vi ha spinti ad unirvi e creare un progetto demo?


Diciamo che la storia ha inizio con i fratelli Antonio e Filippo, rispettivamente chitarrista e batterista. Suonavano insieme nella loro camera da letto, maturando in seguito la decisione di reclutare altri membri e fondare una band vera e propria. La registrazione del primo demo è una naturale conseguenza dell’attività musicale, nel momento in cui si è cominciato a scrivere pezzi propri, svilupparli insieme in sala prove e suonarli dal vivo, abbiamo sentito la necessità di metterli su CD ed iniziare a farci conoscere un po’ in giro.

Parlateci del nome della band: “Till Die”, a cosa è ispirato?


Innanzitutto vorremmo precisare che la forma grammaticale corretta sarebbe “till you die”, per la scelta del nome ci siamo permessi di usare la licenza poetica con la volontà di conferire maggiore incisività. Diciamo che, nonostante il nome si presti a più interpretazioni, è stato concepito con la volontà di comunicare la forza e la determinazione che tentiamo di trasmettere con la nostra proposta musicale e che ognuno dovrebbe riporre nelle sfide che la vita ci presenta quotidianamente. Quindi, non mollare mai e lottare sempre per ciò in cui si crede “fino a morire”.

Avete partecipato nel 2003 ad un concorso heavy metal; partecipare e arrivare alla finale cosa ha cambiato in voi? Cosa avete provato in quei momenti?


Il contest di cui parli era stato lanciato da una etichetta discografica che cercava una band da inserire nel proprio roster, la quale si sarebbe aggiudicata la sottoscrizione di un contratto per la registrazione di ben tre album. Alla fine eravamo rimaste solo due band a giocarci l’ambito premio e purtroppo non abbiamo vinto noi il concorso. In sostanza nulla è cambiato perché fondamentalmente abbiamo sempre suonato in primo luogo per noi stessi, senza preoccuparci troppo del resto. A quei tempi eravamo poco più che ventenni ed ovviamente essere arrivati così vicini a firmare il tanto agognato “contratto discografico” ci ha lasciati un po’ con l’amaro in bocca, ma nulla di più. In seguito abbiamo continuato tranquillamente a portare avanti la nostra proposta musicale con la stessa voglia e determinazione di sempre.

Ho visto che ci sono stati vari cambiamenti nella band chi ha lasciato il gruppo non era ben convinto di andare oltre le aspettative?


No, semplicemente alcuni membri hanno deciso di intraprendere altre strade, principalmente per sopravvenute divergenze musicali. Siamo rimasti comunque in buoni rapporti con ogni componente che ha militato nei Till Die, tanto da ritrovarsi nel tempo a suonare e divertirsi ancora insieme in altre occasioni.

Ora è uscito il nuovo album Ruthless un pò anni 80/90 cosa vi ha spinto a ritornare come suono e melodie a quegli anni? A cosa vi siete ispirati? Come avete trovato il nome all’album?


A parte il chitarrista Eric che è il membro più giovane dei Till Die, per motivi anagrafici abbiamo tutti vissuto la scena metal degli anni ’90 ed è inevitabile riscontrare anche quelle influenze nel nostro sound. Tutti siamo particolarmente affezionati alle band che circolavano in quegli anni ed onestamente pensiamo che l’apice, per quanto riguarda i generi thrash/groove/death, sia stato raggiunto proprio in quel periodo. Oggi, a parte qualche sporadica eccezione, non circolano gruppi che, per carisma e qualità di songwriting, riescono ad eguagliare ciò che hanno fatto band come Pantera, Slayer o Sepultura, giusto per fare qualche nome tra i più grandi.
Riguardo invece la genesi del nome scelto per l’album, cercavamo qualcosa che potesse sintetizzare il carattere generale del disco, composto da brani prepotenti dai quali emerge indiscutibilmente la vena live della nostra musica.

Cosa potete dirci riguardo gli arrangiamenti? Chi compone i brani?


Nella maggioranza dei casi iniziamo a lavorare su idee del chitarrista Antonio, anche se ciò non costituisce una regola in quanto ogni membro della band è libero di proporre un’idea su cui sviluppare un brano. Le stesure e i dettagli si perfezionano in seguito, anche individualmente, confrontandosi sempre e comunque in occasione delle prove.

Parlando del lavoro svolto che si cela dietro ad ogni disco, cosa potete dire riguardo la composizione delle tracce?


Riguardo nello specifico “Ruthless” possiamo dire che le tracce che compongono l’album sono state concepite nell’arco di alcuni anni, anche a distanza l’una dall’altra. Le abbiamo suonate a lungo in sala prove, alcune persino con line-up differenti, e per questo motivo talune hanno subito modifiche che sono maturate in intervalli di tempo anche piuttosto lunghi, prima di giungere alla loro versione definitiva che potete trovare oggi sul disco.

Credete sia importante nella musica investire dei sentimenti? Cosa vorreste trasmettere agli ascoltatori?


La musica prodotta senza sentimento difficilmente potrà colpire l’ascoltatore, è una questione intrinseca all’atto della composizione. Non ci sono messaggi particolari che ci ripromettiamo di comunicare tramite la nostra musica, ciò che ci preme fondamentalmente è riuscire a destare l’interesse dell’ascoltatore facendo scattare quella scintilla che non significa altro se non essere riusciti a trasmettere delle emozioni. Il genere che suoniamo poi trova la sua naturale conclusione nella dimensione live, a coinvolgere tutti coloro che amano scatenarsi in furiosi headbanging e circlepit sotto il palco!

Cosa pensate dell’attuale scena musicale italiana? Pensate che l’underground sia abbastanza apprezzato?


Nel nostro Paese ci sono band molto valide che devono lottare parecchio per emergere, e spesso vanamente. L’Italia non viene spesso menzionata quando si parla di heavy metal, ad essere onesti siamo stati spesso sfavoriti rispetto ai nostri vicini in Europa. Siamo convinti che coloro che sono disposti a prendersi il tempo per esplorare questa scena tanto denigrata scopriranno diverse realtà musicali che non hanno nulla da invidiare ai grandi nomi.

Esistono altre band e/o musicisti che vi hanno fatto da “guida” o che comunque abbiano influenzato il vostro stile?


Sicuramente sono diversi gli artisti e le band che, più o meno direttamente, hanno influenzato il nostro sound. Volendo però fare un nome su tutti ognuno di noi risponderebbe indubbiamente i PANTERA, forse il migliore gruppo metal degli anni novanta e uno dei più grandi ed innovativi di sempre, decisamente una band alla quale siamo particolarmente affezionati.

Per concludere l’intervista potete riferire qualcosa a vostro piacimento al pubblico di BOM.


Beh, che dire: grazie infinite a tutti coloro che dedicheranno qualche minuto alla lettura di questa intervista! Se ne avete voglia, stappatevi una birra e andate a cercare il nostro album “Ruthless”, disponibile su tutte le principali piattaforme di streaming musicale, oppure contattateci se preferite ricevere il vostro digipack CD direttamente a casa! HORNS UP!!!

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