Tales and Legends

RECENSIONE A CURA DI Claudio “Klaus” Causio

I Tales and Legends nascono nel 2019 per volontà di Andrea Atzori, la mente già dietro al progetto degli Ancient Knights, nel tentativo di esprimere un metal ancor più energico ed epico. Per portare avanti i suoi piani, il tastierista italiano coinvolge il chitarrista e suo amico di lunga data, Carlo Figus, il bassista Nicola Piras ed il batterista Michele Sanna, già noto alla scena metal per le sue collaborazioni con band del calibro di Turilli/Lione Rhapsody e Primal Fear. Infine, dopo aver ascoltato alcune tracce in lavorazione, il cantante Patrik Selleby accetta volentieri di unirsi al gruppo. Con questa formazione, alle soglie del 2020, i Tales and Legends si apprestano a scrivere e registrare il disco di debutto, ma la pandemia rallenta i loro piani, che si limitano ad una pubblicazione di un brano natalizio nel dicembre dello stesso anno. Finalmente, solo nell’agosto del 2021, riescono a pubblicare l’agognato album di debutto, “Struggle of the Gods” e, a parere di chi scrive, l’attesa ha ampiamente ripagato. L’opera si presenta con una suggestiva copertina raffigurante uno scontro fra le due divinità egizie Set e Horus, che sono anche i protagonisti del concept sviluppato attraverso le undici canzoni dell’album. In buona sostanza, le vicende narrate riportano di una guerra per il trono degli dèi fra i due fratelli sopra menzionati. Horus, sopraffatto non solo dalla potenza di Set ma anche dal fatto di non essere ancora riuscito a rilasciare le sue vere potenzialità (simbolicamente rappresentate dal dispiegamento delle ali), chiede aiuto dapprima alle divinità greche poi, non trovando supporto, si rivolge a Odino il quale lo sottopone a sette prove che si risolvono in un duello nientemeno che con Thor in persona. Lo scontro finisce in parità, ma il re degli dèi del nord comprende che, se Horus avesse avuto a disposizione tutto il suo potere avrebbe certamente sconfitto suo figlio, per cui aiuta il Falco a scoprire dentro di sé le sue potenzialità e ad imparare a volare di nuovo, riconoscendolo infine meritevole. Horus tornerà in Egitto alla testa di un esercito di divinità nordiche, oltre che al fianco di Artemide, innamoratasi di lui nel suo viaggio in Grecia, e sconfiggerà il fratello, riappropriandosi infine del trono del padre. L’avvincente trama si sviluppa, come già detto, attraverso undici tracce, le quali pescano prevalentemente dal power metal, lasciandosi andare qua e là ad un prog che condisce il tutto. L’epicità non manca, forte dell’influenza dei connazionali Rhapsody, viva nello stile degli assoli, nei cori, nelle orchestrazioni e soprattutto nella narrazione, affidata a Phillip. N. Freeman. In particolare, i richiami alla band triestina si sentono in pezzi come “Land of Thunder”, che oltre al symphonic power si caratterizza per gli intermezzi ispirati alla musica barocca. Altri passaggi come l’intro di “The Seven Gates” invece strizzano l’occhio alle atmosfere magiche e sognanti dei Twilight Force, mentre il brano omonimo della band, “Tales and Legends”, risulta un omaggio non molto velato ai Sabaton, caratterizzato dalle cavalcate tipiche della band svedese, un ritornello potente e cori coinvolgenti. Elemento unico e particolarmente piacevole, invece, è la parvenza di musical che alcuni momenti assumono, come la seconda metà della già citata “The Seven Gates”. Per quanto riguarda la struttura, l’album si configura come un insieme di brani per lo più veloci e potenti: non c’è quasi mai un attimo di rilassamento, se non all’interno di alcuni pezzi e per quanto riguarda la terzultima traccia dal titolo poco originale, Flames of the Fire, una semi-ballad che rallenta i tempi prima delle ultime due cavalcate, “United Against the Enemy” e la lunga title track (dieci minuti circa), “Struggle of the Gods”. Quest’ultimo brano, in particolare, si caratterizza per una intro dalle atmosfere fiabesche che lancia le distorsioni e la doppia cassa, le quali irrompono violentemente. Come si diceva, a circa metà pezzo una sezione più lenta, occupata da un sognante assolo di chitarra, dalla voce di Selleby e da un tappeto di tastiere, rilassa l’orecchio dell’ascoltatore, prima della chiusura potente e incalzante. Altro brano particolare, infine, è la quinta traccia, “Holy Temple”, un’orecchiabile strumentale che non risente per nulla della mancanza della voce, ma è in grado di catturare l’attenzione anche lasciando il ruolo di protagonista alla sezione strumentale. Passando alla produzione, essa è ottima, non certo il massimo, ma è sicuramente di buona fattura: il suono è pulito, chiaro e distinto, ma probabilmente si sarebbe potuto fare di più per la voce, che qua e là ha difficoltà ad emergere e soprattutto a rendere comprensibili le parole dei testi, elemento chiave in un concept album. In conclusione, “Struggle of the Gods” è un buon disco, consigliato in primis agli ascoltatori di power metal, ma anche sia a chi è avvezzo a musica più tranquilla che a chi è abituato a sonorità più grezze, soprattutto per via delle atmosfere suggestive. Ben scritto e suonato, non stanca mai l’ascoltatore anche perché le doti tecniche dei Tales and Legends sono messe a disposizione dell’orecchiabilità e della dinamicità del loro prodotto, in una parola: in sua funzione. I richiami a Rhapsody o Sabaton, conditi da variazioni personalistiche sul tema, non possono che restituire una musica sicuramente di alto livello e trasversale per quanto riguarda il pubblico, in grado cioè di coinvolgere chiunque. Infine, l’idea di portare avanti un concept può essere utile a far sognare quello stesso pubblico cresciuto con la Emerald Sword Saga, ma anche chi vorrebbe, per un nuovo album, una storia completamente diversa e non vede l’ora di sapere dove la fantasia della band porterà quella dell’ascoltatore. Voto: 8.0

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