STORM SIEGE

RECENSIONE A CURA DI ALEX DELARGE

Niente male questo primo full-length degli spagnoli Storm Siege. In realtà dovremmo parlare al singolare, visto che tale Salva Campuzano si occupa di tutti gli strumenti ed è l’unico componente presente in line-up. Questo full-length è uscito l’anno scorso, e nel frattempo è stato pubblicato nel 2021 un nuovo ep, segnali che fanno pensare che questo ragazzo abbia voglia di fare, e si sente. Le similitudini con i Sodom sono lampanti, soprattutto per quel che concerne la voce, davvero simile a quella di Tom Angelripper, e musicalmente questo progetto, oltre ai già citati Sodom, prende un po’ spunto da tutto il thrash metal di vecchia data, quello degli anni Ottanta insomma. Si respira infatti un’aria davvero familiare ascoltando le prime tre canzoni, ovvero “Inquisitor”, Victim’s Advocate” e “Flagellator”, e anche dai titoli possiamo intuire che questo album è poco incline al compromesso. Il nostro Salva Campuzano ama costruire riff davvero old style, uniti ad una buona sezione ritmica, mai troppo estrema, ma comunque poderosa quanto basta. Questo discorso è valido anche per il quarto episodio in scaletta, ovvero la title track “Satanas Sum”, pezzo piuttosto tirato e avvolto da un alone oscuro che rimanda anche un po’ ai primi vagiti del death e black metal, quindi aspettatevi un prodotto che strizza molto l’occhio a primi Slayer, Destruction, Possessed e Venom. Interessanti sono gli arpeggi oscuri che spezzano la furia, e questo succede in questo brano ma anche in altri, e devo dire che funziona molto bene e aggiunge ancora oscurità ad una base già abbastanza morbosa e minacciosa. Inizia con un riffing quadrato e cadenzato “Plague”, per poi evolversi in un pezzo veloce e ficcante, sebbene non manchino vari rallentamenti che cercano di far rifiatare l’ascoltatore tra le varie bordate che vengono inferte senza pietà alcuna. Molto valida anche la successiva “Mystery Grail”, pezzo con un inizio nero come la pece al limite col black metal. Ecco, io questo brano lo classificherei black metal, per il suo feeling sinistro, o comunque un ibrido thrash/black molto ben architettato. “Priest Eater” è un’altra scheggia non da poco, veloce e tagliente, e quando arriva la finale “Spiritual Weaponry” abbiamo una certezza: gli Storm Siehe suonano thrash metal primordiale e non gli interessa altro. Contando il fatto che una sola persona ha fatto tutto in questo album e contando la qualità tutt’altro che disprezzabile, il mio giudizio non può essere che positivo, e consiglio l’ascolto di questo album a tutti i thrasher a cui piace soprattutto l’aspetto più cupo e senza compromessi di questo genere. Unica vera pecca è il basso, che è praticamente inudibile, ma per il resto ci siamo. VOTO 7.5

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