Silver Nightmares

RECENSIONE A CURA DI ALESSANDRO BETTONI

Quando il mio caporedattore mi ha passato questo lavoro, da un lato sono rimasto contento, vuoi per la mia formazione musical è partita proprio dal prog-rock, vuoi per la curiosità, quasi infantile, che ho per le nuove proposte del genere, dall’altro lato invece mi son preoccupato di restare deluso dalla proposta, visto che suonare PROG ROCK in questa epoca di plastica è una scelta coraggiosa ed allo stesso tempo affascinante, ma vi è sempre il pericolo di cadere nella mera accademia, dove il tutto suona perfetto senza avere un briciolo di anima.
Le mie paure si son subito dissolte quando ho dato il primo ascolto a questo “The Wandering Angel”, EP di debutto, dei SILVER NIGHTMARES composto da 5 brani di Prog Rock dalle infinite influenze ma fresco ed intrigante, come non mi capitava di ascoltare da tempo e dove il bilanciamento tra maestria strumentale e feeling è sempre asservito alla forma canzone, senza mai scadere nel virtuosismo fine a se stesso.
I SILVER NIGHTMARES, provenienti da Palermo sono composti da: Alessio Maddaloni ai fiati, batteria e percussioni, Gabriele Esposito al basso e Gabriele Taormina alle tastiere.
Collaborano al progetto anche Mimmo Garofalo e Tody Nuzzo alle chitarre, Davide Severino alla tromba, Giulio Maddaloni al flauto oltre a  Simone Bonomo e Michele Vitrano  alle voci, e riescono a regalarci 29 minuti di musica ad alta passionalità, con molteplici anime, che sono fuse in una proposta, tanto professionale quanto piena di piacevoli sorprese.
Si parte con la title track “The Wandering Angel”. un’introduzione quasi angelica apre ad un brano armonico dove il perfetto bilanciamento di tastiera e chitarra, trasporta l’ascoltatore in un mondo fatato dove la ricerca melodica la fa da padrona, con una grande prova vocale, evocativa e profonda impreziosita da partiture corali, ben curate ed emotivamente accattivanti, grande finale di brano con un grande assolo chitarristico che trasuda feeling ed un controcanto da brividi.
Solo il tempo di un attimo ed irrompe “D.D: (Dick Dastardly)”, (personaggio di un cartoon, che i più attempati tra di voi, conoscono a memoria) strumentale molto più movimentato del precedente dalle atmosfere ariose che in alcuni frangenti diventano quasi funky e dove spicca la presenza di strumenti a fiato che impreziosiscono partiture di tastiere e chitarre con una sezione ritmica solida, che detta i tempi del brano in una cavalcata che è un computo di tutte le influenze del gruppo pur non risultando mai troppo derivativo, dimostrando una compattezza ed un affiatamento veramente notevoli.
La terza traccia è “Light years away” introdotta da suoni synth, il combo siciliano indurisce il suono portandoci su strade più accostabili al Prog- metal presentando un buon bilanciamento tra i suoni di chitarra e di tastiera, ed una prova vocale ariosa ed espressiva (riporta alla mente i QUEENSRYCHE di Rage for Order, per impostazione e tecnica di canto), i numerosi cambi tempo dettati dalla sezione ritmica e gli inserti di organo (grande il passaggio che parte da 2:32 minuto ed arriva al minuto 3:03, dove l’assolo di chitarra lascia il posto all’organo, suggestivo quanto elegante) consegnandoci una piccola gemma che riesce a sorprenderci, anche dopo svariati ascolti.
“David the King“ é un brano dal sapore favolistico, dove si sentono più forti le influenze di  Genesis e Jethro Tull soprattutto nella struttura del brano e per alcuni fraseggi Folk. La voce è profonda ed evocativa, mentre la band confeziona un brano raffinato, con assoli di chitarra e tastiere carichi di groove e dove inserti di flauto danno un sapore epico e medievalleggiante alle partiture il tutto bilanciato perfettamente da una sezione ritmica sempre presente e che dona al brano compattezza e forza evocativa e che ancora, ribadisce l’affiatamento del gruppo.
L’EP si chiude con “Dame Nature“, brano dai tanti umori e ricco di pathos, piacevolmente articolato, con repentini cambiamenti tra momenti più intensi ad altri più elettrici dove il prog settantiano, qui molto più presente, si unisce a certo pomp- rock di stampo americano regalandoci momenti molto melodici dalle forti emozioni, ed altri più metallici dove la tensione sale in modo palese impreziosita da nitidi assoli di chitarra che trasudano passione e delicate note di tastiera, che arricchiscono, senza mai essere troppo invadenti, in un caleidoscopio di colori musicali che appaga il nostro udito in modo, oltremodo, piacevole. Grandissima la sezione vocale per eclettismo ed interpretazione sia, sulla voce principale, che nella parte corali.
In conclusione questo lavoro mi ha lasciato piacevolmente sbalordito per soluzioni sonore e perizia musicale ed ai SILVER NIGHTMARES posso solo fare i complimenti per la qualità dei loro brani e per il carattere ed il coraggio di portare avanti un concetto musicalmente così complicato. Aspetto con impazienza il loro primo album.
P.S. Nel presskit in mio possesso in chiusura si trova la Radio version di “The Wandering Angel”, molto simile all’originale che, pur essendo più breve nella durata, principalmente a causa della rimozione della sua intro e per il taglio dell’assolo finale e pur perdendo in feeling presenta molti dettagli della versione originale. VOTO 9

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: