Barafoetida

Recensione a cura di Alessandro Bettoni

La crescente massificazione della musica, fatta di prodotti usa e getta, ha portato ad un abbassamento del senso critico dei fruitori della stessa ed a farne le spese, nella quasi totalità dei casi, sono quelle band che si sbattono per proporre lavori fuori dagli schemi, triturati in un meccanismo che fa passare inosservati lavori degni di ben altra considerazione.
Di questa categoria fanno parte i Barafoetida, che ben dopo cinque album (ma nella loro discografia figurano anche due extented play e una colonna sonora) restano ancora band da appassionati.
Il gruppo Veneto, composto da Luke Warner (Lead vocal, computer programming, theremin, sound devices), Triplax Vermifrux (Lyrics, sound devices, computer programming) e Denny Z (Keyboards, synthesizer, computer proramming), pone alla nostra attenzione il loro ultimo lavoro che porta il nome di: 777 Obscura Somnia.
Già dal titolo, veramente particolare (unisce un numero spiritualmente molto positivo con una locuzione latina che invece indica l’incubo) e dall’artwork di copertina, ci rendiamo conto di avere a che fare con un prodotto non convenzionale dal fascino tenebroso, che appare essere toccato dall’incertezza del futuro, dalla paura di un controllo superiore, dal dubbio su quanto ci aspetta in futuro, dove la speranza sembra essere minata da cose fuori dal nostro controllo.
Debitore, musicalmente alla DARK WAVE di fine anni ottanta impreziosita da infinite contaminazioni, che vanno dal Metal sino all’elettro pop, passando da influenze gotiche ed industrial e che, infine, ci consegnano un prodotto vario e con svariate chiavi di lettura, mentre a livello lirico il tutto è ammantato da un velo di oscurità e di paura, trasportato in un conflitto tra modernità fredda ed esasperata e attaccamento al lato umano sempre meno presente.
L’album esordisce con “777” dall’incedere ipnotico ed inquietante dove il barlume di speranza dato dall’arpeggio di chitarra viene spazzato via dal ritorno prepotente delle tenebre.
Introdotto dal rumore di un tuono il successivo “God or Nothing” vive di sfuriate metalliche ed epiche, portando alla mente una battaglia cruenta ed infinita, dove la speranza di un successo è remota, ma che comunque vale la pena combatterla sino in fondo.
Nelle digressioni Dance di “When my soul leaves the body” tornano, prepotenti, influenze del terzetto: Dark fuso con elettro pop con gran gusto per la parte melodica, che si stampa in mente sin dal primo ascolto.
La successiva Blind riporta alla mente i Krafterws meno robotici con la sua atmosfera glaciale ed il pathos inquietante, mentre con “Ride the sky” si ritorna alle atmosfere care alla new-wave ottantiana, dove tastiere e sintetizzatori tessono un tappeto sonoro etereo e spaziale e con un cantato epico e coinvolgente.
Exodus dalle screziature Space e dalle atmosfere eteree ci accompagna in un viaggio pieno di luce e speranza, ricordando in qualche frangente gli ULTRAVOX meno commerciali.
La sensazione di speranza dura poco, con l’entrata di “Obscura Somnia“ dalle solide impalcature elettroniche e dall’incedere ipnotico e malato, che và scurendosi con il passare del tempo e ci immette nell’atmosfera pericolosa di ”Ruin and Despair” dove neri mantelli ci avvolgono in una sensazione di claustrofobia tangibile, facendoci sentire inadeguati al proseguimento del viaggio che, comunque, continua con “Left and Path”, trascinandoci in una bolgia dove luce ed oscurità ci immergono in un caos di fiamme vorticose ed ombre inquiete, disorientandoci in sensazioni contrastanti che vanno dalla disperazione alla consapevolezza di essere inermi di fronte al fato.
Si continua con “Alice“ cover dei SISTER OF MERCY, riletta in modo personale, ma con un rispetto quasi deferente nei confronti di una delle loro maggiori fonti di ispirazione.
Chiude l’album “The End” dalle atmosfere malinconiche, dove oscure sonorità di matrice elettronica fanno da contraltare ad un lirismo appassionato che trasuda disperazione e che và a cesellare l’ultimo tassello di questo lavoro dei BARAFOETIDA.
Finito di ascoltare “777 OBSCURA SOMNIA“ lascia più domande che risposte, album enigmatico dalle molteplici anime, dove il terzetto assimila e rilegge in un contesto originale le proprie influenze musicali, cercando nuove strade da proporre, a volte riuscendoci, altre volte un po’ meno, lasciandoci, comunque, con delle belle sensazioni. VOTO 8.0

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