Odeum Deus

RECENSIONE A CURA DI Enzo ”Falc” Prenotto

Se qualcuno sentiva la mancanza del buon vecchio death metal svedese, soprattutto quello vecchia scuola, allora si trova nel posto giusto dato che è uscito da poco ’anthemico Brutal Slaughter, il terzo album del quintetto metallaro chiamato Odeum Deus. Questo gruppo di musicisti nasce parecchio tempo fa, nel 2005, agendo sotto il nome di Teach Children to Worship Satan e solo nel 2018 esce il primo album Fist
Fight, seguito un anno dopo da Kinfe Fight. Nonostante le uscite molto ravvicinate, la qualità dei dischi usciti si mantiene sempre su livelli più che buoni ed anche questo terzo lavoro conferma quanto detto.
Fin dal titolo dell’opener “Putrid Forever” si percepisce che l’assalto sonoro senza tregua è assicurato. Una valanga di riffs variegati pregni di violenza ed assolo incendiari si accompagnano ad un basso bello massiccio (ad’opera di Piotr Kostrzewa) segno che non c’è la furia fine a sé stessa. Al contrario, la varietà di soluzioni adottate è davvero esemplare. Il suono delle chitarre della coppia Börna Sjölander/Hampus Andersson è totalmente devoto alla distruzione con il tipico stile crushing svedese (“Bend and Obey”) ed impegnato anche in cambi di tempo fra rallentamenti ferali alla At The Gates (“Walk On Difference”) ed accelerazioni furibonde con il growl ferocissimo di Fredrik Andersson a dettare legge (“Pitch Black”).
Deve essere chiaro che ci sono moltissime sfumature presenti nel disco e soprattutto i ritornelli sono deflagranti ed adattissimi in sede live come l’ossessiva e fulminante “Destructive Psycho” contribuendo alla piacevole sensazione di non annoiare mai ed avere sempre quel qualcosa che rende i brani accattivanti e stimolanti senza cadere nella noia. Se si avessero ancora perplessità si ascoltino l’ossessiva “Ancient Roots All Knowing” con quel giro di chitarra malato e ripetuto fino allo sfinimento, le schitarrate modello rasoiata della devastante “Hairy Midgets”, il groove arrogante di “Filthy Whores” (Putte Andersson alla batteria è lanciatissimo) e per finire la dinamica e sfiziosa “Satan Will Come Back Again” che, ancora una volta, dimostra che si possono creare canzoni senza un briciolo di originalità risultando comunque convincenti grazie a mitragliate chitarristiche e martellate di basso grasse oltre ogni
limite. Probabilmente non ci si trova al cospetto del disco della vita o di qualcosa che possa rivoluzionare la scena metallica eppure le tracce di questo Brutal Slaughter mischiano al meglio potenza violenta, piccole dosi di melodia e tanta grinta che non potrà che far piacere agli appassionati di metal estremo e non.
Un album solido, tenace e pieno di passione per un genere che è mutato molto nel corso degli anni eppure, anche nella sua versione più primordiale, continua ancora ad entusiasmare!!! Voto 7.5

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