Mirrorplain

RECENSIONE A CURA DI FABIO SANSALONE

Tracce:
1.Fortune
2.Mirrorplain
3.Salvation
4.EternalJack
5.Reparation
6.Unsought
7.Angel Without Wings
8.Tower Of Babel
9. Jerz Off (Bonus Track)


Componenti:
Christian Döring – vocals, rhythm guitar
Jeremy Vollmert – lead guitar, vocals
Sascha Drendel – bass
Kevin Ax – keys
Nikolas “Uli” Hoffmann – drums, vocals

I Mirrorplain sono una band alternative rock formatasi a Finnentrop (Germania), nel 2011. Dopo avere autoprodotto due ep, a distanza di sei anni dalla nascita, pubblicano il loro primo full lenght, rilasciato dalla Fastball music (etichetta con la quale firmano un contratto nel 2017). L’album, dal titolo “Path of salvation”, viene messo in commercio nel settembre del 2017 ed è formato da nove tracce di durata media, per un totale di circa 50 minuti di musica. Nella copertina è raffigurata una ragazzina vista di spalle, con un orsetto di peluche in mano e con molti scheletri di persone attorno. Di fronte a lei un sentiero che porta su una collina dove nel punto più alto viene emanata una intensa luce. Una atmosfera di tristezza e desolazione è ciò che ci trasmette l’artwork e, pertanto, non ci resta che andare alla scoperta delle musiche che compongono l’album per scoprire cosa si cela in quel bagliore… “Fortune” apre le danze, canzone dalle tinte rock e progressive. Il suono di pianoforte e tastiere rende la traccia alquanto interessante e coinvolgente, insieme al buon cantato di Christian, il quale ci colpisce da subito con la sua voce carismatica. Come inizio non c’è male, la canzone suona bene e i musicisti, nonostante le semplici note, riescono a catturare la nostra attenzione. “Mirrorplain” è la traccia successiva e sembra essere quella forse più ispirata delle nove. Sarà che prende il nome della band ma, nonostante sia anche essa di facile assimilazione per la sua semplicità, riesce a farsi apprezzare moltissimo. Credo che chiunque la ascolti riesca a memorizzare subito il ritornello e cantarlo insieme alla band. Ma già da questa traccia capiamo che sono presenti delle diverse musicalità rispetto alla precedente. Nell’opener sono presenti alcune sfumature più heavy metal che non troviamo così accentuate nella seconda canzone che, invece, sembra sottolineare dei suoni più rock, massicci e ben composti ad ogni modo. Degni di nota sono gli assoli presenti che si rivelano davvero piacevoli, in stile maideniano. Proseguendo l’ascolto abbiamo conferma che, effettivamente, la band non è molto coerente nelle composizioni. Gli arrangiamenti sono molto vari e intraprendono linee stilistiche che spaziano molto, rendendo questo album forse un pò troppo vario. Chiaramente si capisce che i nostri non suonano un genere ben definito perchè nelle tracce successive sono presenti sonorità di vario tipo. Si passa da ritmiche più “pesanti” tipicamente hard rock & heavy, ad altre molto più melodiche e “soft” che stanno sull’alternative rock e prog. E’ presente anche una semi- ballad, piacevole da ascoltare. Sicuramente sono da citare le parti di piano e tastiere e gli assoli di chitarra che rendono l’album, in alcuni punti, davvero gradevole. La voce carismatica, che si adatta ad ogni circostanza, è un altro punto forte della band, cosi come il missaggio risulta essere buono, permettendo ad ogni strumento di sentirsi in modo chiaro e ben distinto. Tuttavia però, nonostante i nostri siano in gamba a suonare e nonostante l’album sia piacevole nel complesso, c’è da dire che la mancanza di originalità e di un punto fermo (nel senso del genere) penalizzano un pò il disco. E’ vero che si tratta del primo full lenght e quindi ci sta qualche lacuna, ma è anche vero che in una realtà stracolma di band nella quale ci troviamo, specie nel mondo del rock e affini, se non si crea un qualcosa di molto personale e avvincente si rischia di non riuscire ad emergere, trovando un posto in prima fila tra le molte proposte affermate che esistono. L’album è orecchiabile e si ascolta con gusto, ma alla fine non rimane nulla di veramente significativo dentro di noi e questo, ahimè, potrebbe portare come conseguenza l’accantonare il cd a prender polvere per molto tempo. Ecco, quindi, cosa troviamo in quel bagliore che si vede nella copertina, semplicemente un viaggio che si percorre con piacere fino alla fine senza però crearci un desiderio tale che ci spinga a ripeterlo nell’imminenza. In conclusione, vanno sicuramente premiati i punti più riusciti nelle tracce, che sono appunto alcuni assoli e alcuni arrangiamenti di piano e tastiere (ed è per questi che meritano la sufficienza), ma va tenuto anche conto che bisogna portare fiducia ai ragazzi, con la speranza che in futuro riescano a creare un sound più personale e definito che permetta loro di farsi spazio tra le tante band esistenti e avere la possibilità di lasciare il proprio segno. VOTO 6.5

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