RECENSIONE A CURA DI ENZO “FALC” PRENOTTO

Negli ultimi anni il black metal ha vissuto una sorta di rinascita sia a livello di numero di bands presenti, aumentate in maniera considerevole, sia a livello qualitativo che ha visto i devoti sostenitori della fiamma nera evolversi inglobando anche altri generi oltre che migliorare in ambito esecutivo. Se ciò va, in qualche modo contro, l’attitudine da “true black metaller” è anche vero rinfrescare il genere ha fatto sicuramente bene portando alla luce gruppi notevoli in tutto il mondo ed anche l’Italia ha sempre avuto una scena decisamente variopinta di cui bisogna citare anche il duo chiamato chiamato Lilyum che sforna un nuovo lavoro dal titolo Circle Of Ashes. Ci si scusa per la carente descrizione del gruppo ma in redazione non sono giunte biografie e data la notevole mole di richieste di recensioni non c’è il tempo materiale per le dovute ricerche.
Le sette composizioni che formano il disco presentano un mix variegato di diversi stili temporali e riescono ad amalgamarli in maniera convincente sfruttando in primis un approccio molto grezzo e primitivo sia nei suoni che nella registrazione che rimanda molto agli anni ’90 (“Burn The Page”) con il suo marcato spirito che vuole rendere omaggio ai tempi d’oro del genere. Seguendo la scia di quel decennio si decide di costruirci sopra delle tracce che riescono a diversificarsi l’una dall’altra puntando a diverse direzioni sonore. Ci sono episodi quadrati e diretti come l’assalto ribassato di “Howling Ruins Fall Silent” con delle bordate metalliche molto anni 80’ e quasi crust per certe idee; impressioni poi che si confermano nell’opener “Exilia” con i suoi intermezzi di ritmiche di batteria che si avvicinano allo stile rozzo dei Venom ma affiancandoci poi dei riffs pesanti e malvagi combinati ad interessanti cambi di tempo. Anche la melodia trova il suo giusto spazio e viene ben integrata nei giri melodici della chitarra fra esplosioni death/black metal, arpeggi ipnotici ed armonie di derivazione N.W.O.B.H.M. (““Iron Thrones atop Kingdoms of Dust”) per poi virare verso atmosfere sofferte e colme di tragedia come il monolite finale della titletrack “Circle of Ashes”. La mancanza di una vera e propria identità in parte si fa sentire però vanno segnalate le rimanenti due canzoni che offrono molteplici spunti di interesse che mostrano una certa voglia di sperimentare. Il primo brano è “Through Vaults of Wounded Light” che parte con dei gelidi synth, che riportano alla mente le folgorazioni armoniche di Burzum, che si dipanano in molteplici riffs bilanciati da un drumming dinamico sviluppando un muro di suono nel finale davvero convincente seppure l’intervento in voce pulita necessiti di diversi miglioramenti. L’altra traccia è altrettanto attraente e si intitola “Titanomachy Revived” e vede un criterio strumentale più melodico dove la sei corde punta molto al pathos epico con un ottimo sottofondo delle tastiere poi stuprato dalla combinazione distruttiva di basso e chitarra che si ergono a dei della distruzione lasciando una densa coltre di fumo tossico. Ci fosse stata una cura più maniacale nei suoni di batteria oltre che in generale il disco sarebbe probabilmente esploso con fragore ma la scelta è sicuramente dovuta ad idee personali e su questo non ci si sente di criticare la band.
In definitiva il disco funziona, mantiene la sua aura malvagia senza doversi piegare ad imposizioni o mode. Il suo limite è forse di essere troppo chiuso in sé stesso e legato ad una scena che difficilmente accetta cambiamenti o evoluzioni. Sarebbe bastato qualcosa in più per raggiungere traguardi molto più ambiziosi. VOTO 7.5