RECENSIONE A CURA DI ALFREDO LAVORATO

Lavoro interessante questo dei Narko’$ (al secolo Rosario Magazzino), one man band nata nel 2014. Da segnalare tra le precedenti produzioni “Desaparecido” dei Litfiba, che viene scelto per far parte della playlist “30 Desaparecido” o “Lunga Attesa”, nata da un progetto dei Marlene Kuntz che chiedeva ai partecipanti di dare corpo ad un testo già scritto dalla band risultando quest’ultima una delle migliori. Nel 2017 tutta la produzione viene raccolta nell’omonimo EP. La confusione della nostra epoca viene tradotta da Narko’$ in testi tanto aggressivi quanto autobiografici; stesi su spigolosi tappeti di synth, drum machine, chitarra e basso. Nella 2019 escono il videoclip di Gemini e Italian History X, i singoli che anticipano il primo album, pubblicato il 29 febbraio 2020. “Track by track” l’impressione dell’ascolto è il seguente: Jhad, pezzo atmosferico e molto ipnotico nell’incedere andante a trasportare l’ascoltatore nell’immaginario di un rituale arcano ed oscuro, la linea vocale ricorda delle soluzioni care ai primi pearl jam, nel complesso pezzo interessante. Golgotha, un pezzo che non sfigurerebbe in una nuova versione del corvo di James o’Barr. Chitarre pesanti e voce filtrata per una canzone che tiene serrati i sensi dell’ascoltatore. Il cantato in italiano fa bella figura e la voce risulta appropriatamente drammatica e coinvolgente. Gemini, dark wave ballad che però abbassa l’asticella della qualità del prodotto, forse troppo prevalenti i campionamenti audio per un cantato ibrido che avrebbe meritato più cura sulle linee vocali. Asocial network, canzone senza infamia ne gloria, lascia il tempo che lascia per la durata dell’ascolto. Mk ultra, pezzo arrabbiato e coinvolgente, potente e coerente l’arrangiamento che gioca tra linea vocale e chitarre pesanti con un sound che va dal Danzig ai Death SS degli ultimi lavori. Nel complesso si torna ad ascoltare un buon album. Omertà, bella ballad con un retrogusto goth-industrial, peccato per i suoni della chitarra acustica troppo plastica e diretta, però il pezzo non dispiace, anzi coinvolge nel phatos che trasmette. Ostia, bel pezzo tirato e compatto, buon coordinamento tra arrangiamento e linee vocali, chitarre pesanti che sorreggono a dovere un cantato nevrotico e gridato che porta alla mente la vocalità del Kobain più arrabbiato. Cuore freddo, techno-industrial vecchia scuola per un pezzo altalenante tra parti ritmiche ed atmosferiche, la soluzione sarebbe stata più incisiva con una base di chitarre sostenuto, nel complesso un buon pezzo. History X, a mio dire il miglior pezzo del disco, perfetta sintonia tra parti pesanti ed atmosferiche, belli stop & go che danno personalità e piacevolezza al pezzo che ha il sapore delle nuove produzioni della ditta Death SS di cui si sente un vago richiamo anche nell’interpretazione vocale. Wall of shame, post grunge per un cantato in inglese che da una marcia in più al prodotto con contaminazioni psych-industrial, merito anche delle belle chitarre effettate ed un sound anni 90 che lascia il segno dopo l’ascolto, la parte centrale sostenuta dall’aggiunta di SynthPad avrebbe forse reso molto di più ma cmq il pezzo resta in mente. I’ve seen the man, pezzo che richiama i canoni classici del grounge più canonico ibridato dall’industrial portato avanti con successo da glenn Danzig dopo l’esperienza hard rock, nulla da aggiungere o da togliere a quanto ascoltato nel resto del disco. Nel complesso un buon lavoro, purtroppo paga la penalizzazione di un suono a mio dire troppo plastico dovuto forse ad una ripresa degli strumenti diretti nel mixer, soprattutto per la chitarra acustica, per il resto con una cura più dettagliata dell’impostazione vocale sia per timbro che per linee melodiche potrebbe portare ad un netto miglioramento del prodotto che, comunque, non dispiace. VOTO 6.5