Intervista Mauro Boselli

DOMANDE A CURA DI: FABIO SANSALONE – ANDREA LOMBARDI – ALY

Fabio: Benvenuto tra le nostre pagine. Prima di iniziare l’intervista ci piacerebbe che si presentasse ai lettori nella maniera che più gradisce.

Nato nel 1953, il giorno in cui Fausto Coppi vince il Campionato del Mondo, imparo a leggere a cinque anni non ancora compiuti su Topolino di Romano Scarpa e su Tex di Gianluigi Bonelli, un segno del destino. Un altro segno ancora più fatale è l’incontro a otto anni, davanti alla scuola elementare, con G.L. Bonelli in persona che viene a prendere suo figlio Giorgio. Varie vicissitudini, studi, viaggi, alpinismo, sci, musica, lavori di ogni genere in biblioteche, scuole, Case editrici alla fine sono solo un rito di passaggio per la collaborazione, a trent’anni, prima con Giorgio Bonelli e Ferruccio Alessandri per i fumetti in TV, poi con Gianluigi come assistente nel suo studio di via Mac Mahon e infine all’Isola Trovata, Bonelli-Dargaud, Araldo, Daim Press e tutte le denominazioni della Casa editrice che oggi prende nome da Sergio Bonelli, e di cui ho seguito dall’interno più di metà dei suoi ottant’anni di esistenza.

Andrea: Lei ha iniziato la sua collaborazione con la Sergio Bonelli Editore nel 1984, con incarichi di tipo redazionale, ma nel 1986 ha esordito in una delle più importanti testate della casa editrice, ovvero Tex, coi numeri 309 e 310. Quando ha intrapreso questa avventura aveva già ben chiaro in mente cosa voleva? Scrivere storie era già il suo obiettivo? Si sarebbe mai aspettato di arrivare ad avere un simile peso all’interno della redazione?

Pensavo di scrivere, qualsiasi cosa, non solo fumetti, e di raccontare storie fin da ragazzino. Ho scritto e spedito a Case editrici come la Cenisio e Fratelli Spada i miei primi soggetti dall’età di sedici anni. Tutti respinti. Solo Romano Mangiarano, che faceva “Phantom”, se non altro gentilmente mi rispose. Entrai in Casa editrice con una sceneggiatura pronta, quella che poi, con la collaborazione di G.L. Bonelli, e firmata da lui, sarebbe appunto diventata “La minaccia invisibile”, il n.309. Ma Sergio mi chiese di fare gavetta. E la feci, per sette lunghi anni, limitandomi (si fa per dire, è un lavoro immenso) a fare il redattore, l’estensore di testi e rubriche, il correttore, il grafico, tutto. Poi scrissi per Sergio la sua serie “River Bill”, “Zagor”, “Il Piccolo Ranger” e, dopo cento numeri, tornai a Tex, con “Il passato di Carson”. Il “peso” che ho ottenuto è quantificabile solo in termini di impegno profuso e tavole realizzate (45.000). Curo Tex ufficialmente solo da una decina d’anni e ho sopra di me tre direttori, un caporedattore, un consiglio di amministrazione, un proprietario, etc… Diciamo che se Davide Bonelli, Airoldi e Masiero sono Churchill, Roosevelt e Eisenhower io sono il corpo dei marines… Sempre in prima linea.

Andrea: Prima di essere un autore bonelliano è stato senz’altro un lettore bonelliano. Sono state le testate Bonelli che leggeva a farle dire che un giorno avrebbe scritto fumetti? Se sì quali? Ce n’è qualcuna anche al di fuori della SBE?

Ho spesso dichiarato di aver imparato a leggere a cinque anni sugli albi a fumetti del finire degli anni Cinquanta, in particolare le strisce di Tex, Topolino e il Corriere dei Piccoli (con Mino Milani e Jacovitti), ma anche Pecos Bill, l’Intrepido, la Collana eroica e tutti i giornaletti che si pubblicavano allora. Anche il Giorno dei ragazzi, con Dan Dare. E i primi supereroi DC pubblicati da Mondadori: Batman, Flash, Nembo Kid (così chiamavano Superman). Crescendo ho scoperto Zagor, il Piccolo Ranger, la Storia del West di D’Antonio, i Classici dell’Audacia Mondadori (la scuola franco-belga, da Michel Vaillant a Tanguy & Laverdure, da Blueberry al Professor Mortimer), le edizioni dei Fratelli Spada o di altri dei classici americani (Gordon, Valiant, Mandrake, l’Uomo Mascherato, Rip Kirby, Johnny Hazard), il Tarzan di Manning della Cenisio. Poi sono arrivati Asterix e Tintin. Ai tempi del liceo ho scoperto Linus e le strips comiche, non solo americane (Peanuts, B.C., Mago di Id, Andy Capp, Bristow, Mafalda) e tutto il resto: Jeff Hawke, Popeye, Hugo Pratt, Crepax, Dino Battaglia e mille altri. E i supereroi Marvel introdotti in Italia dalla Corno (Uomo Ragno, Devil, Thor, Fantastici Quattro). Dovresti chiedermi che cosa NON ho letto nel campo del fumetto… faremmo prima!

Andrea: Lei ha dedicato una gran parte della sua carriera a Tex, il personaggio icona della casa editrice, creato da Gian Luigi Boselli e Aurelio Galleppini nel lontano 1948, di cui ora è anche curatore. Ma lei è anche il padre di un altro personaggio molto amato, nato dalla propria fantasia fusa con quella di Maurizio Colombo, ovvero Harlan Draka il Dampyr. Immagino sia come chiederle di scegliere tra due figli a chi volere più bene, ma a quale dei due si sente più vicino? Al personaggio con cui è cresciuto e per cui è finito col diventare uno dei principali autori o a quello che lei stesso ha creato e ha dato vita?

Tex è un personaggio molto importante per l’intero fumetto italiano e la colonna della Casa editrice, oltre che il personaggio che ho letto sin da bambino e il cui autore è stato mio maestro. Per cui… Oltre che felice di scriverlo ho anche la responsabilità di mantenerlo in buona salute dopo più di settant’anni! Dampyr mi ha dato molte soddisfazioni, è nato da me (ovvero dal connubio contronatura con Colombo), mi ha dato la possibilità di sfogare la mia passione per horror e fantastico, ma proprio per questo potrei chiuderlo anche domani, dandogli un bel finale, se me lo chiedessero. Ma non me lo chiedono.

Andrea: Nelle sue storie i coprotagonisti vengono molto valorizzati, basti pensare al ruolo che riserva a Kit Carson in Tex. So che l’album ‘Il passato di Carson’ è considerato uno degli album migliori della serie (serie che ad aprile fa 726 numeri). Come vede la figura del coprotagonista in una serie a fumetti e che importanza ha? Inoltre è per questo che il suo Dampyr è affiancato da due compagni come Kurjak e Tesla che in molte storie diventano addirittura protagonisti della vicenda?

I deuteragonisti sono per me fondamentali, come si sa, arricchiscono enormemente una storia, rendono possibili i vari fili dell’intreccio e aiutano il dialogo, che altrimenti sarebbe un monologo. Con dei buoni personaggi di contorno e delle spalle ben note, il dialogo si scrive da solo! Ogni serie che si rispetti ha dei coprotagonisti, e anche nella nuova serie col giovane Tex, raramente l’eroe si muove da solo, ma ha dei compagni occasionali.

Andrea: Dampyr sarà il primo personaggio del Bonelli Cinematic Universe. Come si sente a sapere che l’inizio di una nuova (si spera grande) avventura della SBE avverrà con un personaggio di sua invenzione?

Non saprei, dovrei essere felice, immagino. Probabilmente lo sono. E un po’ incredulo. Ma anche curioso perché, pur avendo partecipato alla sceneggiatura, non sono stato sul set e non so nulla; il Covid poi ci ha messo del suo, ritardando l’uscita… Spero che ci sarà un altro film e di essere in quel caso maggiormente coinvolto.

Fabio: Nel 2011 ha pubblicato un romanzo dal titolo “Tex Willer – Il romanzo della mia vita”. Ci parli del lavoro che c’è stato dietro, da cosa nacque l’idea e perchè proprio un romanzo su Tex?

L’idea fu proposta dalla Mondadori e Marcheselli la girò a me. Tutto qui. Mi sono divertito a far parlare il laconico Tex in prima persona. Organizzando l’immensa saga nei suoi snodi fondamentali, ho scoperto che la biografia di Tex ha una sua linearità di romanzo di formazione. L’esperienza mi è stata utile per generare la nuova serie “Tex Willer”, sulle avventure mai raccontate della giovinezza.

Fabio: Prima di iniziare la sua collaborazione con la Sergio Bonelli editore, si è occupato della serie TV semianimata “Superfumetti”. Ci parli di questa esperienza, in che modo la curava e in cosa consisteva nello specifico quella serie semianimata.

Il titolo vero era “Tex & Company”. Beh, l’ho accennato prima, una delle rare collaborazioni realizzatesi tra me e Giorgio Bonelli (dischi, commedie musicali, sceneggiature cinematografiche, sceneggiati radiofonici, tutto ciò è rimasto invece nel cassetto). Purtroppo non esiste più, i nastri sono stati cancellati, come quelli della “Nonna del Corsaro Nero”. Facevo di tutto: vignette colorate a mano, sceneggiatura, direzione del doppiaggio, aiuto al montaggio della colonna sonora, regia, e all’occasione anche cameraman.

Fabio: Potrebbe citare le sue tre storie a fumetti preferite e le tre che ha gradito di meno tra tutte quelle che ha letto?

Tre sono troppo poche. Escludendo i fumetti Bonelli citerei “Il Marchio Giallo” di Jacobs, “Il segreto del Liocorno” di Hergè, “Chihuahua Pearl” di Charlier-Giraud per la scuola franco-belga. Tra gli americani un’annata a scelta sul finire degli anni trenta per “Terry e i Pirati” di Caniff, “Popeye” di Segar e “Li’l Abner” di Al Capp. Per gli italiani, “Una ballata del mare salato” di Pratt, “Totentanz” di Battaglia, “Doctor Paperus”, di Chendi e Bottaro e “Topolino e la collana dei Chirikawa”, di Romano Scarpa (sono quattro). Ma quante ne lascio indietro, ahimè… Tra i Bonelli, certamente, “Sulle piste del Nord”, “La ballata di Pat O’Shane”, e “La diligenza”. Sta a voi ricordare a che serie appartengono. Ah, e tutto Little Nemo! Non chiedermi di quelli brutti, quelli probabilmente neanche li ho letti.

Fabio: Tornando a Dampyr, attualmente il mio personaggio preferito, è stato il primo eroe creato da lei e Colombo, quindi possiamo ben dire che questa è una vostra creatura. Ci può spiegare, soprattutto quando ci sono più menti dietro la creazione di un personaggio, in che modo si arriva a crearlo in maniera definitiva? Si suppone che prima di dare vita ad un nuovo eroe ci siano scambi di idee, sul nome, sui luoghi dove si dovrà ambientare, scelta dei compagni di viaggio ecc… Quindi, dietro la nascita del nostro Dampyr, quanto e che tipo di lavoro c’è stato? Avete scelto tutto insieme oppure c’è stato in un qualche modo un “dividersi” i compiti?

Grazie per aver detto che il tuo preferito. “We few…we happy few!”… All’epoca in cui pensammo a Dampyr, io e Colombo eravamo in perfetta telepatica sintonia, cosa che ogni tanto si verifica tra collaboratori che si frequentano ogni giorno. Lo sfondo base della prima storia l’abbiamo pensato assieme e pure la sottotrama con Amesha e Inferno: Caleb Lost è nato contemporaneamente a Draka, ad Harlan e alle Tre Zie. Kurjak e Tesla non li abbiamo decisi a tavolino, ci si sono presentati mentre scrivevamo e hanno deciso di rimanere. I nomi dei quattro protagonisti principali sono tutti di Colombo, li ha pronunciati all’istante e io ho detto okay. Via via sono nati i personaggi secondari, Nikolaus è arrivato in una mia storia, Ann Jurging in una di Colombo e così via. Poi il magico equilibrio tra noi si è spezzato. Colombo non ha retto al peso dell’enorme tela di Penelope che stavamo tessendo e la sua personalità si è scissa nel Multiverso. Un giorno manderò Harlan alla sua ricerca, se vorrò scrivere una metafumetto sul genere di Dylan Dog o dell’ultimo Camilleri.

Fabio: Moltissime sceneggiature di Dampyr, ma anche di altri eroi Bonelli, sono di sua creazione. Con il passare degli anni e con alle spalle tantissime storie create, quali sono le difficoltà, qualora ci fossero a livello di fantasia, per uno sceneggiatore e quali invece i vantaggi nel continuare a ricoprire questo ruolo?

Tocco ferro, legno e chissà che altro, non ho mai avuto problemi a trovare soggetti e ho più spunti da parte di quante storie riuscirò effettivamente a scrivere. Ogni tanto butto giù un appunto e poi lo ritrovo. Siccome il mio “ordine” è molto personale, a volte lo ritrovo per un puro caso fortunato.

Fabio: Lei ha realizzato più di trentamila pagine di fumetti per la Sergio Bonelli Editore e ha ricevuto svariati premi del settore. Raggiungere un simile traguardo dev’essere molto gratificante. Quali sono le maggiori soddisfazioni che si hanno in questi casi, legati a cosa in particolar modo? L’evento che invece la emozionata di più durante la sua lunga carriera?

In realtà siamo arrivati a quarantacinquemila e sono lo sceneggiatore Bonelli più prolifico di tutti i tempi. Ho anche più premi di quanti riesca a esporre in casa e nel mio studio. L’unica motivazione che mi resta è che mi piace raccontare storie e non voglio ancora andare in pensione. Purtroppo non sono bravo a ricordare aneddoti significativi, perché, se da una parte sono vivo e sveglio nel mio immaginario, nella realtà vera, invece, spesso dormo in piedi, sono distratto e smemorato. Ero emozionato quando è uscita la prima Posta Mysteriosa che ho scritto, quando è uscito il mio primo fumetto, il mio primo Zagor, il mio primo Tex, e naturalmente la mia serie.

Aly: Il personaggio da lei creato (Dampyr) ha avuto in passato un crossover con un altro personaggio Bonelli e cioè Dylan Dog. In futuro ci sarà ancora un incontro tra i due personaggi di spicco Horror di Casa Bonelli?

Non credo, sinceramente. Di sicuro, se si facesse, vorrei scriverlo io.

Ringraziandola per il tempo dedicatoci, concluda l’intervista come più gradisce:

Come ultima domanda è singolare. Spero che chi legge l’intervista abbia poi voglia di leggere altro. I nostri fumetti, un bel libro, un classico di quelli che ho citato… Viva la lettura e la fantasia.

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