Il cimitero di Staglieno

A CURA DI VALERIA BIGNAMI

Il cimitero di Staglieno a Genova fu ufficialmente aperto nel 1851, ma la sua progettazione risale ai primi del 1800  ad opera dello scultore e architetto Sarto Varni, che fu capostipite di un vero e proprio stile scultoreo genovese. Insieme ai classici angeli piangenti e figure di tutte le età raccolte in preghiera, nasce una vera e propria rivoluzione dell’arte sacra in cui gli angeli vestono anche il ruolo di portatori di una vita nell’aldilà.
Appaiono volti sereni, frasi di speranza, e frasi che riprendono il “memento mori” e sul non essere troppo attaccati alle cose materiali. Emergono scultori di spicco come Lorenzo Orengo,  Augusto Rivalta Noberto Montecucco e il suo allievo Michele Sansebastiano, Luigi Rovelli ed Edoardo Alfieri 

Ma tra i vari scultori di altissimo livello due tombe in particolare diventano iconiche e talmente diffuse anche nella cultura di massa da diventare effettiva meta turistica, che va oltre il semplice luogo di riposo dei defunti. La Tomba della Famiglia Appiani realizzata dallo scultore Demetrio Paernio che divenne addirittura copertina dell’Album “Closer” dei Joy Division che rappresenta la sepoltura di Cristo, e La Tomba della Famiglia Onego  realizzata da Giulio Monteverde che rappresenta l’angelo della Resurrezione in vigile attesa, pronto a suonare la tromba  quando avverà il giorno del giudizio.  I cimiteri monumentali entrano a pieno titolo nella storia dell’arte, grazie alla scuola scultorea genovese e mutano il proprio ruolo, smettendo di essere semplici luoghi dedicati a lapidi spoglie o un luoghi di dolore,  ma diventano un luogo dedicato alla memoria storica e collettiva, e soprattutto un luogo fuori dal tempo colmo di speranza.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: