Hymnodya

RECENSIONE A CURA DI YURI FRONTEDDU

Il progetto Death Metal Hymnodya nasce nel 2020 da un’idea di Pasquale Ninni (al programming di tutti gli strumenti). Nato da una mente multi-potenziale, in quanto impegnata su altri progetti musicali, condivide l’idea di imbastire il progetto Hymnodya con Leonardo Ascatigno (chitarre e voce), in quanto altro tassello del loro sodalizio artistico e amichevole. Sebbene al primo ascolto possa sembrare un semplice esercizio di stile e programming strumentale, i concetti musicali presenti nel loro debut EP, Oblivion, rappresentano di sicuro il loro amore per il melodic death metal in stile Dark Tranquillity, con un pizzico di influenze degli esordi delle prime registrazioni dei Trivium di Ember to Inferno, quindi in parte attratti da quegli sfondi metalcore thrash ‘n’ heavy. Parte subito la title track, “Oblivion”, con intro dolce e incalzante, sviluppata in un classico concentrato ben dosato di melodic death metal e arpeggi tendenti al metalcore, che seguono di pari passo gli accordi di basso e le ritmiche di batteria, programmata con blast beat neanche troppo “robotici”. Le voci di Leonardo Ascatigno sono come ombre infestanti l’armonia musicale in corso di sviluppo: non sovrastanti troppo gli strumenti, si possono avvertire dei growl soffocati, ma decisamente cattivi. A seguire, “Divine” rompe lo schema melodic death metal costruito poc’anzi, con una ritmica più veloce e di tendenza puramente death metal, poco melodica rispetto “Oblivion”, ma sempre e comunque decisa. Le voci sempre fantasmagoriche, con growl soffocati e soffocanti, fino al giungere agli esordi della canzone, con una outro settata su acustico e dolce nel suo manifestarsi. Eccoci arrivati a “Forgotten Child”, che subito parte con veloce intro su cui si posa un effetto speciale di vento richiamante all’apocalittico, per poi iniziare con decisione e senza lasciare spazio a momenti di tranquillità, dove le voci di Leonardo si sdoppiano come a formare un coro di fantasmagoria violenta e gli strumenti programmati da Pasquale Ninni compongono un percorso melodic death metal di influenza Trivium e Dark Tranquillity. La traccia termina con un improvviso calo di sipari, lasciante spazio ad una dolce outro in ostinato, richiamante gli effetti speciali della intro. L’EP termina con “Alone We Stand”, una strumentale melodica semi-unplugged, dove la prima chitarra si imposta su arpeggi melodici acustici, perimetrati da basso e chitarra elettrica seguenti lo schema di accordi base con solistica tipica del melodic death metal di influenza heavy, in chiusa verso un finale armonioso e dolce, come il passare di una forte tempesta di fulmini cataclismici e distruzione. Il concetto in sé dell’album è un interessante inizio ed esordio verso uno stile che fu di nicchia agli inizi dei primi anni ’00. L’idea di rievocare il primo melodic death/heavy metal dei primi album dei Trivium o le prime registrazioni dei Dark Tranquillity è, comunque, un rischio attorno ad un mainstream metal fatto di progressive metal e metalcore tendente di stampo più commerciale. Nella logica del commercio questo è dunque evidente, ma lo scheletro dell’EP è chiaro e manifesto. Gli Hymnodya, dunque, hanno tutte le carte in tavola per comporre nuove idee sul filone melodic death metal di primi anni ’00, come a riconfigurarsi fra i continuatori del genere, magari in futuro mettendo da parte il programming per configurarsi come band propriamente detta: lontani da forme di registrazioni al computer dalla loro evidenza “robotica”, più improntati verso autenticità “umanizzate”, con batteria vera e basso vero. In breve, l’idea di Oblivion come debut EP in un 2020-2021 potrebbe essere piaciuta a diverse persone ancora “in hype” per i primi melodic death metal in stile Trivium, Dark Tranquillity o Arch Enemy, ma di sicuro e sebbene presenta qualche difetto – lamentato tuttavia come pura percezione che lo strumento a percussione provenga anche ad orecchio da un effetto computerizzato anziché da una batteria vera e propria – al recensore è piaciuto molto, sia oggettivamente, sia soggettivamente: NE VUOLE DELL’ALTRO E MAGARI IN UN FULL-LENGTH!!! VOTO 7.5

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