HOK-KEY

RECENSIONE A CURA DI ALESSANDRO BETTONI

Il ROCK , in tutte le sue forme , è un genere musicale straordinario ed in continua evoluzione , contaminato da altri generi , ha dato vita ,nel corso degli anni ad innumerevoli sottogeneri , che hanno deliziato ,oppure fatto arrabbiare schiere di appassionati ed hanno fatto discutere miriadi di “esperti “ sulla riuscita delle varie combinazioni . Ma quando chi come il sottoscritto ( che ha qualche anno , sia anagrafico che di ascolti ), pensa di aver sentito quasi tutto ,ti capita tra le mani questo “In Existence” dei Bielorussi HOK-KEY e tutte le tue piccole certezze vengono spazzate via , da un prodotto strano ed affascinante, che necessita di essere sviscerato appieno ,prima di poterlo giudicare ,dove dubbi e certezze vengono rimessi in discussione con il procedere dei brani . Gli HOK-KEY , composti da : Kanstantsin Famin – voce : Jaroslav Sapunoff – chitarra e tastiere; Alexander Volchek – basso; Oleg Kansov – batteria e Iryna Sapunova – violino e voce è un importante rappresentante della scena metal bielorussa attiva dal lontano 1994 e che , dopo vari stop and go alla loro carriera , ha subito la metamorfosi dal comedy metal , dell’inizio , alla sua forma attuale completamente diversa dalle origini . Il suono dei cinque ,consta di un lavoro compositivo importante in cui tutti gli elementi vengono amalgamati in una proposta fondamentalmente molto versatile e ricca di diversi ingredienti , dove vengono utilizzati vari stili vocali, sia nella lingua locale che nel più canonico Inglese , diversi elementi di generi diversi si fondono con il metal per un risultato finale di difficile classificazione . Si parte con “Septem” un’introduzione bella e misteriosa che ci trasporta a “The Countdown” mix di metal industriale dove , la band incorpora anche elementi power metal e folk mentre in “ The Quest Of Fire il metal melodico accattivante e ruffiano viene contaminato da strumenti non molto tipici del metal che riescono a porre accenti originali in questo genere ,quasi esausto. “ Silentium “ è una canzone molto varia e coinvolgente , che inizia come un power metal duro e puro per poi evolversi in un prog sognante e attraverso un percorso tortuoso che passa attraverso digressioni folk si trasforma in un metal sinfonico dall’alto tasso emotivo , per uno dei brani cardine dell’intero lavoro. In “ Les Ailes “ le tastiere e il violino sono in primo piano.e dove per la prima volta sentiamo anche la bellissima voce di Iryna Sapunova che duettando con Costantin Fomin impreziosisce il brano, caricandolo di passione . “ Mind Eclipse “ affascina non solo con una forte componente Power metal , le voci forti e le atmosfere oscure , ma anche per la presenza di elementi orientali. “The Matter Of Love “ si rivela una bellissima canzone romantica e dolce con una forte inclinazione progressiva e con intermezzi di tastiere dal sapore Space -rock e dove le due voci si contrappongono in modo quasi erotico. Dove è doveroso sottolineare il contributo di Alex Supannoff ,chitarrista e tastierista, ma anche il compositore di questo meraviglioso e versatile suono. “ Alma Mater “ inizia con un contributo vocale in russo, che conferisce alla canzone un carattere esotico e originale , per poi cangiare in un folk metal dalle mille sfaccettature emotivamente coinvolgenti e dove l’uso di una fisarmonica , non proprio convenzionale per il metal ,si fonde alla perfezione in contesto , che diventa entusiasmante . “ My Universe Within Myself “è ancora una volta la prova dell’abilità di Hok-key. Anche questa è una composizione convincente dai mille umori ,fusi in un brano accattivante e dove il bassista Alexander Volchek ci offre un breve intermezzo neoclassico , ribadendo la preparazione del combo . Chiude ” Faster! Harder! Louder! “un inno marziale ( mi piacerebbe vederla in sede Live ) e ,forse , il brano metal più onvenzionale , dell’intero album dove il batterista Oleg Kantsov dà un ritmo quasi militaresco al brano , il chorus ti fa venire voglia di cantare alzando il pugno al cielo e dove la band riesce a trovare un ottimo equilibrio tra durezza e melodia attraverso tastiere e violino ,per un risultato estremamente coinvolgente . Arrivati alla fine , le sensazioni che lascia questo “In Existence” sono contrastanti e lascia più domande che risposte , sicuramente non è un lavoro convenzionale , ma con la giusta dose di curiosità e pazienza , forse , può essere apprezzato in pieno . VOTO 7.0

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