recensione a cura di alessandro bettoni

Il passato non è che l’inizio di un nuovo inizio, è tutto quello che è stato, non è che il crepuscolo di una nuova alba. Con questa citazione di H.G.Wells, vado a presentarvi il primo capitolo di un’opera rock composta da GABRIELS (monicker sotto il quale si cela il tastierista e compositore Messinese Gabriele Crisafulli, prolifico artista che vanta una discografia invidiabile oltre ad innumerevoli collaborazioni musicali) dal titolo ‘Fist Of The Seven Stars Act.1 – First of Steel’, ispirata ad una saga cartoon simbolo degli anni 80, ovvero il manga giapponese “Hokuto No Ken” dove vengono raccontate le avventure di Kenshiro, guerriero dai solidi principi che si muove in un mondo distrutto, dove vale la legge del più forte. L’album che andiamo oggi ad analizzare è una versione rimasterizzata, remixata ed ampliata dell’uscita originale licenziata nel 2016, ampliata con due bonus track ed un intro, ed a cui il musicista siciliano ha voluto dare una nuova veste per poterci dar modo di apprezzare in pieno la sua proposta. Il grande lavoro di restilyng parte dall’artwork, qui più curato e simile al personaggio ed al mondo di Ken, per poi passare alla produzione e mixing, finalmente consone alla proposta musicale, rendendo giustizia ad un’opera tanto complessa, quanto affascinante, dando modo all’ascoltatore di potersela godere in tutte le sue sfaccettature. In questo lavoro i musicisti che coadiuvano Gabriels (hammond, synth, pianoforte e backing vocals) in questa avventura sono tanti, dalle voci di Wild Steel, Marius Danielsen, Dario Grillo, Dave Dell’Orto e Ida Elena splendidi interpreti al microfono, all’apporto strumentale dei vari Glauber Oliveira (Dark Avengers), Stefano Calvagno (Metatrone), Francesco Ivan Sante’ Dall’O tra gli altri alla sei corde, Andrea “Tower” Torricini dei Vision Divine al basso e chitarra, Antonio Maucieri al basso Giovanni Maucieri, Simone Alberti e Mike Wader alla batteria, tanto per citare alcuni dei musicisti impegnati, rendono quest’opera un’escalation musicale dal lavoro compositivo mastodontico, dove tutti gli elementi vengono cesellati al loro posto in modo funzionale alla storia, senza personalismi e virtuosismi fuori luogo. I personaggi della saga, interpretati da i vari vocalist, hanno tutti il loro spazio e vanno ad impreziosire, con la loro performance, un tappeto sonoro, che se pur dominato dalle tastiere, risulta variegato e sempre dinamico riuscendo a fondere vari generi (power, progressive, pomp rock, classico rock, symphonic & epic metal) in una proposta sempre coerente a se stessa e che ha il pregio di non essere mai noiosa e prolissa. L’album si apre con l’intro “The sacred School“ marcia marziale che introduce la Title track “First of Steel” brano dal vago sapore epico, che ricorda certo pomp Rock tanto in voga agli inizi dei 90’s, con una prova vocale da brividi che và ad impreziosire un brano variegato ed elegante, dalla matrice melodica molto marcata. “She’s Mine“ è un Symphonic Power Metal, che ricorda, per andamento gli Hellowen, con la sezione ritmica a dettare i tempi ad incursioni di tastiere e chitarre veramente coinvolgenti, con duetti vocali riusciti che lo rendono accattivante, regalando grandi emozioni. La seguente “Mistake“ è un grande esempio di Hard rock melodico, dove la voce di Dave Dell’Orto fa da contraltare, con la sua timbrica greve, ad i duelli di tastiere e chitarre eleganti e cromati, nota di merito per una sezione ritmica efficace e granitica che scandisce il brano in modo egregio. Con “Seven Star“ si battono strade Class metal, sviluppato in modo organico e dal refrain a affascinante. Veramente interessante lo stacco centrale in stile barocco ed i continui scambi tra le tastiere e le chitarre “Break Me“ è una ballad, dal pathos imponente che parte un arpeggio per fare da tappeto al duetto vocale tra Marius Danielsen ed Ida Elena, che riescono ad creare un’atmosfera drammatica in un crescendo emotivo importante, per lasciare posto al malinconico finale di pianoforte che rende il brano veramente toccante. “My Advance” riporta in dote un power metal canonico, dalla sezione ritmica tellurica, che detta tempi sincopati per le scorribande tastieristiche di Gabriels, che duettano con le chitarre tessono un tappeto sonoro dinamico ed interessante, e dove le parti vocali impreziosiscono il risultato finale. “To Love Ever Invain”, è un’altra intensa ballad dove pianoforte, orchestrazioni mai invadenti, e leggiadri assolo di tastiera caratterizzano un brano dalle grandi parti corali e dal gusto melodico veramente azzeccato, uno dei miei preferiti di tutto l’album. “Sacrifice“ si apre con il dolce suono di un’arpa per poi dipanarsi in un caleidoscopio di suoni cromati che supportano in modo egregio al grande duetto vocale tra Danielsen ed Elena, dalla carica viscerale titanica, mostrando tutta la maestria compositiva di Gabriels. “Black Gate” veloce scorribanda di power sinfonico, ribadisce la caratura dei musicisti presenti, in un brano tirato e tecnicamente ineccepibile, dove si sentono echi di Stratovarius e Raphsody, che vengono, comunque, metabolizzate e rese proprie dalla band. Si continua con “Revenge Invain”, altra ballad dalle atmosfere commoventi ed angoscianti, con anime controverse ed un grande lavoro strumentale da parte della band, con un assolo di tastiera veramente mai sopra le righe e dal groove incredibilmente bello. “Decide Your Destiny”, dalla durata importante, è un’apoteosi di suoni orchestrali, nobile metallo sinfonico, cori epici ed emozioni che crescono a dismisura, grande prova dei chitarristi, a fare da contrappunto alle note scaturite dalle tastiere che formano cascate di scale melodiche sopraffine, cambiando mood al brano, rendendolo vario e mai prolisso. In chiusura di questo lavoro troviamo la single version di “Black Gate” impreziosita da suoni Hammond e da parti corali, che la rendono più adatta ad un pubblico più ampio, e la cover della sigla italiana di “Ken il Guerriero“ impreziosita da parti chitarristiche e da un cantato più dinamico, che rendono il brano più consono al contesto generale, pur non snaturandolo affatto. A conti fatti, questo “Fist Of The Seven Stars (Act 1) – Fist Of Steel” mette in mostra la classe compositiva di Gabriels, presentandoci un gran lavoro di Hard power sinfonico e progressivo. Dove al fascino del concept, si unisce una grande cura compositiva oltre alla bellezza delle canzoni e ad una perizia strumentale mai ostentata ma sempre funzionale alla riuscita del lavoro finale. VOTO 8