
DOMANDE A CURA DI RobQ
Abbiamo da poco avuto la possibilità di ascoltare i loro primi due singoli del prossimo album Invisible: seconda opera dei For My Demons che hanno alzato l’asticella sviscerando un condensato di prog e dark rock. Il cantante Gabriele Palmieri ci ha aperto le porte del suo inferno per scambiare quattro chiacchiere.
Ciao Gabriele e benvenuto sulle pagine di Book of metal! Innanzitutto perché il nome For My Demons?
For my demons ha un doppio significato, partiamo dal più semplice, un tributo ad una meravigliosa canzone dei Katatonia che fa parte di un grandissimo album che ha segnato la mia adolescenza. Tonight’s decisions, è stato l’album che ha accompagnato i giorni difficili mentre maturava in me la decisione di separarmi dai Neverdream nel 2015. La Band For my Demons nasce dopo lo split ed è un progetto che sin da subito ha tirato fuori di me la reale ispirazione, la musica che volevo veramente fare, i toni che mi rappresentavano. Diciamo che il debut album “close to the shade” è stato scritto insieme ai miei demoni, e per questo ho deciso di citarli nel nome della mia band.
Tornando ai nostri giorni, come si è evoluto il sound dei For My Demons dal vostro debutto?
L’evoluzione del sound è stato parallela alla nostra crescita e soprattutto grazie alla stabilità della line up che abbiamo trovato nel 2017. L’album di debutto ha sonorità scure ed arrangiamenti molto curati nei dettagli, è prevalentemente mid tempos.
Credo che la spinta verso l’evoluzione si sia scaturita nei concerti, la Band cresceva sempre di più ed anche il mio modo di cantare si evolveva.
Eravamo tutti consapevoli che potevamo fare qualcosa di diverso, più personale. C’è stata, a mio modo di vedere, in questo nuovo lavoro una evoluzione naturale verso il progressive metal seppur mantenendo le tinte malinconiche che ci contraddistinguono.
“Invisible” e “Candlelight” sono i due nuovi singoli estratti dal vostro prossimo album. Cosa c’è dietro questi due titoli enigmatici e quale è stata l’idea principale nella realizzazione dei due artwork? Come dobbiamo interpretarli?
Invisibile e candlelight fanno parte di un concept album composto da sei tracce appunto intitolato Invisibile.
È un sequel fantasioso e misterioso di un ipotetico aldilà del moro di Venezia Otello.
Ho Immaginato il suo risveglio, dopo l’assassinio di sua moglie, in una stanza semibuia con mani e piedi legati a delle catene, la luce fioca di una candela al centro della stanza svela l’identità di un misterioso ospite che è lì con lui, Il suo nemico Jago.
In queste sei tracce ci sarà un confronto tra i due, si accuseranno e contraddiranno… Ma Non voglio svelare troppo visto che ne mancano ancora quattro da pubblicare. Questo fantasioso concept è il veicolo che abbiamo scelto per denunciare una violenza sulle donne, troppo spesso invisibile, latente, purtroppo spesso leggo e sento parlare di amore e passionalità legate a femminicidi. Non c’è nulla che giustifichi la Violenza, non si può confondere la passionalità con la malattia della mente. Jago fu’ un truffatore, Desdemona una vittima, Otello un assassino, non ci devono esser dubbi, si chiamano così.
Questo nuovo album si intitola dunque “Invisible” e sapere che restano ancora quattro brani per chiudere il concept è un dettaglio molto importante. Cosa vi ha portato alla scelta di pubblicare sei singoli piuttosto che l’intero album in unica soluzione? Trattandosi di un concept con una trama ben precisa sembra una scelta simile a quelle delle serie tv che dipanano gli eventi di puntata in puntata, può essere un’ interpretazione? Già che ci siamo, cosa dobbiamo aspettarci una volta pubblicati i sei singoli?
Si è esattamente questa l’interpretazione! è stata una scelta dettata dai tempi e soprattutto per avere una continuità di contenuti più lunga nel tempo per le persone che ci seguono, non essendoci stati fin ora concerti e non essendo noi una band che posta foto e video ogni settimana su instagram. L’idea dei singoli, come dicevo, nasce anche dall’esigenza di essere al passo con i tempi, dove corre tutto veloce ed è difficile far arrivare un album intero alle persone per una band emergente come noi. Il concept come mini serie è stato divertentissimo sin da subito, le serie televisive hanno invaso le nostre vite ed il fatto di scoprire il seguito nella puntata/canzone successiva è un format che conquista il pubblico, almeno lo speriamo. Dopo la pubblicazione dei singoli pubblicheremo un vinile che raccoglierà tutte le versioni (extended) dei brani e qualche altra piccola sorpresa, al momento non abbiamo una data certa ma indicativamente sarà per il prossimo inverno.
Un Vinile!! Pensate che questo formato possa essere una nuova risorsa importante per una band come la vostra che si muove in ambito rock?
Si, crediamo sia l’unica possibilità di svolta per il mercato discografico per quanto riguarda la distribuzione non-digitale. Il successo, la riscoperta del vinile, è dovuta al fatto che si tratta dell’esatto antagonista del mercato fluido ed esasperatamente veloce dello streaming. Credo sia accostabile al libro in qualche maniera, per quanto la distribuzione di lettori digitali si stia diffondendo, la cara e buona vecchia carta non andrà mai in pensione, stessa cosa per il vinile.
Guardando invece la rapida ascesa delle piattaforme di streaming e la parole di Daniel Ek, Ceo di Spotify, che hanno fatto incazzare mezzo mondo dicendo che non basta pubblicare un album ogni 3 o 4 anni in un epoca dove tutto scorre velocemente. Secondo il suo pensiero anche la musica si deve adeguare ai tempi aumentando la produttività di un’artista, produzioni che richiedono ispirazione, tempo e sforzi economici non indifferenti a fronte di royalties che non sono proprio un incentivo idilliaco in questa nuova era dell’industria discografica, nonostante ciò queste piattaforme hanno dato la possibilità a molti artisti sconosciuti di farsi notare: risorsa o furto legalizzato?
Bisogna sicuramente differenziare. Risorsa sicuramente per le band emergenti e grossa perdita per band che continuavano a vendere supporto fisico, non c’è dubbio. L’adeguamento come ti dicevo, è obbligatorio, fondamentalmente e semplicisticamente perchè è diverso il mondo, le emozioni e le aspettative delle persone che ascoltano. Io trovo molto interessante e giusto quello che dice da un certo punto di vista. E’ innegabile tuttavia, senza scadere nell’amarcord, che la produzione artistica ne ha risentito a livello qualitativo, non vorrei sembrare quello che sostiene a tutti i costi che “era meglio una volta”, ma in questo caso probabilmente si, soprattutto per le grandi band che hanno pressioni sulla produzione di singoli ed album.
Chiudiamo con un’ultima domanda che accosta 2 forme d’arte da sempre in simbiosi: Mi elenchi tre film o serie tv che puoi identificare con le sonorità dei For My Demons o a cui ti sarebbe piaciuto anche essere l’autore della colonna sonora?
Dracula di Coppola, Sweeney Tood ed il Nome della rosa