RECENSIONE A CURA DI ENZO PRENOTTO

Per la frangia metallara più conservatrice degli anni ‘90 ci furono due principali scuole musicali che rovinarono la scena, una fu (seppure in forma minore) il grunge e l’altra fu il “Nu Metal” (un aberrante abbreviazione di New Metal). Nel mezzo ci furono moltissimi esponenti di generi sperimentali che furono apprezzati solo molti anni dopo mentre qualcuno puntò più sulla semplicità ispirandosi al già citato grunge ed a quelle derive alternative nate pochi anni prima. I Fear Of Falling vanno proprio in questa direzione. Tunring Point è il debutto di questo quartetto sud africano che pesca a piene mani dalla scena alternative rock/post-grunge puntando unicamente sulla semplicità e modernizzando lievemente la proposta con qualche spruzzata di elettronica. La lineup vede il chitarrista Lloyd Timke, il cantante Jack Atlantic, il bassista Brendon McCaig (You, Me and The Harmony) ed il batterista Dale Schnettler (Prime Circle). Chi ha sempre odiato queste sonorità difficilmente si avvicinerà a questo album mentre per chi è più mentalmente aperto ci si prepari ad un lavoro decisamente interessante. I Fear Of Falling sono una di quelle bands che pur azzerando l’originalità ed il carattere riescono a piazzare sul piatto una manciata di brani perfettamente bilanciati fra potenza e melodia scaraventando sull’ascoltatore tanta energia e ritornelli da pugni in aria. Sulle tracce si staglia con prepotenza il cantato potente di Jack che pone sempre l’accento sulla melodia facendo risultare cantabili tutte le strofe oltre che i ritornelli come la meravigliosa e coinvolgente “Sunrise” che ricorda l’urgenza malinconica degli Staind, Creed o Three Doors Down. Le tracce sono brevi e memorizzabili nel giro di pochissimi ascolti e si basano su linee semplici di riffs chitarristici (tranne la complessità di “End Of Days”) e molte concessioni alla devastazione come nell’aggressività di “Won’t Let Go”, con il trainante drumming di Dale Schnettler, nella rabbia esasperante di “Hate” (decisamente rocciose le ritmiche) o i muri di distorsione ad opera del basso di Brendon McCaig in “Breaking Me Down”. Non poteva mancare la consueta ballad semi acustica che richiama i sottovalutati Nickelback; “Home” incanta con le pennellate melodiche del chitarrista Lloyd Timke che dimostra di avere gusto in ogni anfratto dell’album sia nelle parti più dure che in quelle più placide. Sicuramente si potrà discutere all’infinito sul fatto che questo album sia fuori tempo massimo e che forse suonerà vecchio senza offrire nulla di nuovo. Da una parte il discorso può anche reggere ma dall’altro è innegabile che i Fear Of Falling riescano ad intrattenere con belle canzoni ben composte e che arrivano dritte al punto invogliando nuovamente a riascoltarle. Non è da tutti riuscire ad essere convincenti lungo tutto l’arco di un album.Tosti, fieri e con la giusta dose di intelligenza. Un ottimo debutto che, si spera, porti anche a qualcosa di più in ambito compositivo oltre che commerciale. VOTO 7.5