RECENSIONE A CURA DI ALFREDO LAVORATO

Nascono dalle ceneri dei Priest Killers, tributo ai Judas Priest attivo dal 2014 nel nord Italia. Nel novembre del 2017 la band decide di produrre un album che racchiuda in sé il meglio dei gruppi storici dell’Heavy Metal più classico.
A Marzo 2018 prende vita “Center of the grave”, il primo disco degli Evilizers che, nel giro di pochi mesi, vede il tutto esaurito portando il gruppo a firmare per la tedesca Unholy Fire che ne ha curato la prima ristampa.
Attualmente i nostri stanno continuando la promozione live del disco, portandoli in giro per Italia e Svizzera partecipando anche a motoraduni e festival.
E’ già in cantiere il prossimo album che sarà una ulteriore evoluzione di quanto realizzato finora, anche a livello promozionale.
Grosse novità arrivano in casa Evilizers dal 2019. Center of The Grave viene ancora distribuito nei negozi e durante i live della band e, a partire da maggio 2019 diventa finalmente disponibile anche su 30 piattaforme digitali in tutto il mondo: gli Evilizers firmano con Ausr.ltd.
Lo stesso giorno, verrà anche pubblicato il nuovo video della band per la canzone “Final Goal”, realizzato da Zezomat durante un live presso il Dagda Live Club di Retorbido (PV).
A partire da giugno 2019, la band inizia le registrazioni del secondo album “Solar Quake”, terminando il master due mesi dopo.
Le date continuano, anche all’estero. In agosto 2019 la band parte per l’est Europa per suonare in Slovacchia e Polonia nel suo primo tour fuori dall’Italia.
LINE UP: Fabio Attacco: VOCE, Fabio Novarese: CHITARRE, Davide Ruffa: CHITARRE, Alessio Scoccati: BASSO, Giulio Murgia: BATTERIA.
Ecco il sunto “track by track” dell’album.
Solar quake: si parte subito alla grande con un pezzo tiratissimo sulla falsa riga dei judas priest del periodo “jugulator” voce potente, ritmiche serrate ed un approccio vecchia scuola che è un piacere ascoltarlo.
U.T.B: si continua ancora col sound roccioso e possente del panorama teutonico, la produzione “in your face” garantisce un ascolto ad alti livelli ed il pezzo non cala la tensione dell’album.
Call Of Doom: e qui si cambia con uno strumentale epico e coinvolgente, suono che richiama immagini gotiche e notturne.
Chaos Control: qui la rotta intrapresa porta direttamente sul vascello degli Dei del Valhalla dove il sentore del sound di Manowar e Manilla road prende il sopravvento con una parte centrale che ricorda i Maiden di Alexander the great.
Earth die screaming: altro pezzo in bilico tra Judas priest e Manowar con una costante epica che amalgama il tutto e lo veste di reminiscenze anni ’80 tanto care agli amanti del genere.
Shiver of the fate: pezzo che smorza i toni con una ballad vecchia scuola in cui lo spettro di Children of the damned degli Iron maiden sembra coprire col suo manto tutta la stesura del brano.
Terror dream: si torna in terra germanica con un sound pieno e roccioso, sempre presenti i dettami della scuola Judas priest con il nostro Fabio Attacco sempre più “the ripper” nella performance.
Disobey the pain: e se i Priest incontrassero gli Helloween? Beh ecco che ne uscirebbe…una sintesi perfetta dell’heavy metal come suonava negli anni tra i ’90 ed il 2000.
Holy shit: altro pezzo possente e cadenzato che, vuoi anche la performance vocale, porta indietro l’ascoltatore a quelli che furono i migliori Metallica di “…And justice for all” con riferimento alla parte centrale di One.
Time to be ourselves: ed ancora qui i four horsemen di Frisco si sentono nel sound e, soprattutto, nell’interpretazione del cantato.
Ghost: ultimo pezzo fuori dal resto dell’album per un rock ‘n roll etilico e senza mezzi termini, il cantato growl ci stà ma non dice niente di che… una canzone che dà energia e fa alzare i calici per un brindisi finale.
Dall’ascolto si capisce quanto i nostri abbiano assimilato alla perfezione i dettami della vecchia scuola riportandoli ai tempi nostri con freschezza ed energia, un sound che, a mia memoria, nel panorama italico, aveva già dato gloria ai capitolini Centurion. Unica pecca che davvero penalizza il prodotto è la resa della voce, troppo sotto nel missaggio, secca di effetti che purtroppo penalizza un cantante che avrà da dire la sua in futuro con una cura più curata in fase di produzione. Il disco è davvero bello e farà felice i nostalgici del genere. VOTO 6.5