Eternal Winter

RECENSIONE A CURA DI ENZO “FALC” PRENOTTO


Nati nel 2002, gli americani Eternal Winter (conosciuti anche come “I Veri Cavalieri del Metal”) sono un combo dedito all’epic/power metal old school e a tirare le redini c’è il mastermind chitarrista/cantante Matthew Knight. La band esordì molto tardi difatti passarono dodici anni (intervallati da EP e DEMO) prima dell’album Within the Castle Shadowgate a cui fece seguito ben sei anni dopo questo Archaic Lore Enshrined: Songs of Savage Swords & Dark Mysticism che prosegue il filone fantasy a cui la band attinge dall’inizio della propria carriera come dei novelli Manowar.Tralasciando le varie intro, intermezzi e outro le tracce si ispirano prevalentemente sia all’epic metal modello Manowar (specie nei suoni/ritmiche di chitarra che per l’attitudine battagliera) che all’approccio più raffinato dei Virgin Steele (non a caso si trova ospite alle vocals David DeFeis). Fortunatamente non è uno spudorato copia-incolla degli anni 80’ incrociati con il neo-power europeo degli anni 90’ ma c’è qualcosa di più. Le composizioni sono spesso complesse e articolate assumendo un mood molto progressive metal. Alle schitarrate epiche e piene di groove vengono abbinati molti cambi di tempo (“The Curse Of Baron Sengir”) ma anche di atmosfera come l’interessante “The Dark Kingdom (Invoking the Nightside)”. Si cerca insomma di rinvigorire un genere che sta un po’ collassando con il passare del tempo e se all’interno di questo disco si trovano spesso cliché come le cavalcate epiche di “Victor of a Hundred Battles” o i richiami alla scena novantiana (anche italiana come gli Skylark) di “The Hills Of The Dead” soprattutto nell’artwork che richiama gli allora Rhapsody. C’è sempre comunque un buon equilibrio tra aggressività, varietà e melodia e vanno sottolineati anche i più che buoni ritornelli ben espressi dalle vocals eroiche di Matthew Knight dotato di un ugola alla Michael Kiske degli Helloween che può sporcare a proprio piacere. Ci sono anche delle piccole chicche nell’album che vanno nominate; la prima è un hard rock chiamato “The Pearls of the Vampire Queen” con un mood molto anni 70’ mentre la seconda è la lunga (oltre dieci minuti) che nonostante la sua estensione riesce sempre a tenere le orecchie drizzate infarcendo la musica con dettagli interessanti. Nel disco c’è anche una cover di una band purtroppo dimenticata da molti ovvero gli Stormwitch tributati con il pezzo Masque Of The Red Death. Tecnica, melodia, belle canzoni; c’è tutto ciò che un album dovrebbe avere per appassionare i fan dell’epic/power metal ma non solo. Può attirare diversi ascoltatori grazie all’ottimo mix di generi. Consigliato! VOTO 7.5

(Autoproduzione, 2020)

1. Ludar’s Litany to Thasaidon
2. The Curse of Baron Sengir
3. Nosferatu Necronomica (Voodoo Staff Fantasia)
4. The Hills of the Dead
5. Sojan Shieldbearer
6. The Pearls of the Vampire Queen
7. …And Death Waltzed in the Court of Prospero
8. Masque of the Red DeatH
9. The Dark Kingdom (Invoking the Nightside)
10. Jirel Meets Magic
11. Hellsgarde
12. Victor of a Hundred Battles
13. The Eldritch Dark

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