RECENSIONE A CURA DI YURI

Direttamente dalla Sardegna, esattamente Sassari, una nuova band thrash metal nasce dall’unione di più realtà musicali già esistenti. Eccovi gli Engraver, con il loro nuovo EP “Behind”, un agglomerato di 5 tracce, di cui una intro e quattro canzoni. Con questo prodotto il gruppo vuole intessere trame thrash metal “come ai vecchi tempi”, andandosi ad inscrivere attorno nomi altisonanti come gli Heathen statunitensi o gli Evile britannici. Il gruppo, come si è anticipato sopra, nascono dall’unione di più realtà musicali già esistenti, a partire dal 2019: Giuseppe Fancellu (Unholy Impurity) alla voce e Marco Scanu (Spell of Decay) alla chitarra chiamano alla formazione Santino Derudas (Unholy Impurity) al basso, Riccardo Chessa (Ganondorf) alla seconda chitarra e Nicola Piras (Arcade Cassette) alla batteria, costituendo insieme Engraver, un supergruppo thrash metal sassarese. Per tutto il 2020 fino al maggio 2021, la band lavora al suo primo EP, “Behind”, senza fermarsi dinanzi all’infrangersi delle limitazioni generali date dalla pandemia. Eppure, sono riusciti a fondere in un prodotto di 5 tracce un buonissimo risultato thrash metal, molto affine – sia per sonorità, sia per stile tecnico – a quello dei lontani anni ’80-’90. Si parte con la intro, It Follows, un incipit elettronico quasi horror, dato da oscuri suoni di synth ambient, con sottofondo di voci di terrore ed echi in stile Shining a fare da tappeto. Dopo questi 2 minuti e 6 secondi di introduzione, atti a presentare i retroscena di quello che viene dopo, parte Desire to Kill. In questa traccia di 6 minuti e 13 ci viene presentato un po’ lo stile degli Engraver, devoto a tecniche thrash metal di stampo in parte speed, in parte quasi black. Lo stile tendente al black è più rimarcabile nel ritornello, dato sia dallo scream tipico di Giuseppe Fancellu, sia dagli arpeggi di chitarra e dalla scelta di effettistica per i già menzionati che riecheggiano un po’ l’ombra dei Nargaroth. La composizione della canzone, nonostante la lunghezza del brano, non crea ridondanze troppo pesanti: ottimo l’assolo di chitarra dopo il secondo ritornello, seguito da un ripetuto ‘Fire in my veins Terror in your eyes’, punto più clou del brano. A seguire, The Last Victim, un brano più breve prettamente thrash metal, più veloce e più funereo del precedente. Non il più speciale di tutto l’EP, sebbene a metà brano (attorno il minuto 2:10), si reputi opportuno menzionare il fulcro-culmine della traccia. La forza bruta di quel punto in particolare fa quasi ricordare un qualsiasi brano dei Suicidal Tendencies, lontana dalla componente hardcore dei predetti, introducendo l’intermezzo con l’assolo di chitarra, predominato da arpeggi quasi shred. Il brano precede forse la traccia più importante e più violenta di tutto l’EP, Kill You Again, dove viene cambiata anche la tonalità centrale della musica, passando da un classico mi tipico del thrash ad un fa più atipico, utilizzato spesso dagli Evile per le loro tracce thrash. Anche questo brano è da considerarsi puramente thrash metal, senza troppi richiami al black o allo speed e lo stesso presenta il suo punto più baricentrale a partire dal minuto 2:42. Qua, la traccia assume una ritmica più marciante e incalzante, aderendo a pennello col tema della violenza e dell’uccisione. A differenza della sua precedente, verso il minuto 4:30 ca, Kill You Again presenta un ottimo secondo intermezzo, che funge da chiusura e ripresa della strofa principale e sua ritmica. Il tappeto di transizione viene realizzato ottimamente dalla band, dandoti la sensazione di essere ricatapultato improvvisamente nel concetto principale, il quale poi si svolgerà nelle sue trame finali. A chiudere l’EP, Hiding the Curse, una traccia molto melodica, contornata da arpeggi chitarristici molto evidenti ed una ritmica thrash di tendenza quasi speed. Essendo un brano molto lungo, 9 minuti e 15 secondi, a tratti potrebbe rischiare di essere ridondante, ma al suo interno si presenta senza filone unico, dove ogni frammento di minuto è unico, non essendoci uguaglianze tra strofe e ritornello. La traccia conclude a modo l’EP, richiamando le sonorità horror del synth dell’intro, terminando con un lungo assolo di chitarra e ad ostinato con dissolvenza tramite un ambient acustico molto melodico e molto classico.
In sintesi, Behind come debut EP è da considerarsi un ottimo prodotto, ben bilanciato nelle tracce anche sin da un primo ascolto. Se col primo ascolto ci si fa un’idea di quello che gli Engraver hanno voluto realizzare, con un secondo ascolto si definisce per bene il filo immaginario che l’ascoltatore si crea quando viene sottoposto ad un ascolto di un intero disco. I punti di forza sono l’ordine interno di ciascun frammento della traccia, l’unità del prodotto in sé e per sé, lo stile thrash metal classico anni ’80 -’90 e gli assoli unici di chitarra ben realizzati. Il punto debole potrebbe essere la mancanza di una traccia 6, che si andasse a porre subito dopo la quinta, atta a concludere l’EP con un’anticipazione di un ipotetico debut album, anche solo lunga un 2-3 minuti, in ottica di bis o encore, per quanto si sia apprezzato il breve viaggio di Behind EP. Chapeau per aver ricordato i bei tempi andati del thrash metal dei Coroner o dei Destruction, grandi classici per il genere presentato dagli Engraver di Sassari. Si attende con ansia il primo full-length della band. Voto 8.10