RECENSIONE A CURA DI YURI FRONTEDDU

Il terzo album del progetto alternative/death metal italiano Demoghilas, un passo avanti con nuova “digevoluzione” sulle tendenze musicali esplorate, dalla prima all’ultima traccia. Ricordiamo che Demoghilas si forma nel 2016 come one-man-band di ora Alfred Zilla (ex-Alfred Bestia, ex-Demostein). Dopo “Vengeance on All!” (2017), album che dà il la all’entità Demoghilas esplorando quelle che possono definirsi contaminazioni in parte death/doom, in parte heavy rock in stile Black Sabbath, e il suo successivo “Gallows Hood” (2019), altra digevoluzione sia musicale, sia artistica (in quanto trattasi di brani avuti fra la fine di Alfed Bestia e l’inizio di Alfred Zilla, ndr) – che conferma un po’ la contaminazione sabbathiana del primo – esce “Sin-Easter” (2022), esattamente il 15 aprile, il venerdì delle ceneri prima della domenica di Pasqua. Dopo il mixing dei primi due di Pierpaolo Lucchesi, “Sin-Easter” è stato mixato da Alfred Zilla stesso, incentrato questa volta sulla sfiducia verso l’essere umano in quanto parte della globalizzazione, quindi anche molto nichilista, votato alla protezione ed evocazione di alcuni personaggi di fantasia, che a differenza degli altri due album incentrati spesso sul dualismo Batman-Joker – e in quanto ora interamente dedicati all’entità Zilla – qua sono interamente rappresentati da Godzilla e King Ghidorah, della celebre serie di film dedicati appunto a Godzilla. Analizzando l’album nel complesso, negli arpeggi chitarristici di numerose tracce, come “Bomb” o “Dark Side of Rome”, si può questa volta udire un’intonazione più black del solito, ma sempre comunque facente l’occhiolino a citazioni Black Sabbath e Arch Enemy del primo filone (per intenderci, dei primi tre album con Johan Liiva alla voce), con una novità molto sorprendente con cui possiamo confrontarci su “Ensidious”. La traccia ad avviso del redattore più interessante dell’album inizia i primi due minuti circa con tonalità e sfumature folkeggianti e tinteggiate di stile pirate folk, per poi evolvere in melodic death metal violento ed efferato, contaminato da alternative metal. Possiamo accostare tale traccia ad una qualsiasi dei Swashbuckle, formazione statunitense death/thrash metal in stile piratesco attiva dal 2005. Nell’ordine, l’album si apre con “Gelivoid” e “Bomb”, in perfetto stile alternative metal alla Demoghilas, contornate da una voce growl molto malvagia, dove si possono trovare citazioni a vari elementi delle fantasie cinematografica, fumettistica e videoludica, come Uxas Lucifer, altro nome di Darkseid nella saga DC di Superman, o Nemesis, il noto zombie demoniaco di Resident Evil 2, se non King Ghidorah e Godzilla, appunto tratti dal film Godzilla. A seguire, “Hollow Win”, gioco di parole con Halloween, particolare per l’introduzione possente, ancestrale e portante delle tastiere, e “Barbecuetioner”, gioco di parole fra barbecue e executioner, con estratto audio introduttivo dell’episodio “I venditori di cioccolato”, tratto dalla terza stagione della serie animata Spongebob, dove si menzionano IT, il clown demoniaco di Stephen King, Majin-Boo, entità fittizia del panorama animato di Dragon Ball Z, o Venom, tratto dalla nuova serie di film omonima, ispirata dal supervillain Marvel Comics e nemico di Spider-Man, sempre in stile alternative metal tipico Demoghilas, con influenze Arch Enemy e Black Sabbath. Si giunge così alla speciale “Ensidious”, gioco di parole fra envious e insidious, contenente anche menzioni a Darth Sidious, personaggio dell’universo Star Wars (l’Imperatore, ndr), buonissimo esercizio di stile pirate folk con evoluzione alternative/melodic death metal in stile Swashbuckle, che giunge al termine con le ultime quattro tracce. Si avrà così l’interessante “Dark Side of Rome”, contraddistinta da una tellurica e portante introduzione con synth e dedicata ad un paragone fra la vita quotidiana di Roma e la realtà sinistra dell’Hotel Continental della serie di film John Wick, “Sin-Easter”, una lenta e incalzante marcia in stile quasi Iron Maiden si oserebbe dire, votata al culto dell’eroismo oscuro qui menzionando Scrooge, tratto da Canto di Natale di Charles Dickens, Bruce Wayne, ovvero Batman senza costume nell’universo DC Comics, e Robin Hood, per poi semi-concludere con “Zero World”, che rievoca le sonorità di “Gelivoid”/”Bomb” come a voler chiudere perfettamente la lampo di questo giubbotto antiproiettile musicale. Di fatti, qui ritornano le menzioni di King Ghidorah, Godzilla e Darkseid, con aggiunta di Kefka, Trivia Necron e Neo Exdeath dell’universo Final Fantasy (videogioco), nonché Vanitas del franchise di Kingdom Hearts. A concludere l’album, la versione acustica di “Sin-Easter”, più breve della versione elettrica, con aggiunta degli archi e dell’armonica, che ricorda molto l’episodio 3 della prima stagione di Digimon Adventure, dove Matt Ishida suona la sua armonica a DigiWorld appoggiato su uno scoglio di un lago, prima di essere catturato dal Digimon crudele Seadramon. Come album nel suo complesso e come già anticipato all’inizio, “Sin-Easter” è una digevoluzione dei primi due album, nonostante le sonorità si colleghino molto al secondo per tipo di contaminazione, dunque votato ad un alternative metal con echeggi all’hard ‘n’ heavy in stile anni ’80, all’heavy rock di tipo Black Sabbath, nonché un sempiterno melodic death metal di influenza Arch Enemy, ma il tutto reso proprio e originale sia nelle composizioni dei brani singoli, sia nella scelta testuale delle tracce. Il filo comune che racchiude le 9 tracce è il tema del nichilismo in questa realtà predominata dal Covid-19 e sue rispettive disposizioni di protezione e prevenzione del contagio, spesso vincolanti la libertà respiratoria prima del 2020, qui da Alfed Zilla cantata con ribellione e aperto nichilismo di reazione, nell’utopia che possa concludersi il caos con un distruttivo ordine, magari ristabilito dalle entità evocate in ogni singola traccia. Sebbene a livello di produzione si risenta della necessità di un ulteriore ricompattazione del compost musicale – in quanto spesso e a volte la voce venga decisamente troppo sovrastata dalla strumentazione, vuoi anche per gli effetti adoperati in alcune parti – tuttavia “Sin-Easter” sa farsi piacere nonostante il suo essere ancora a pristine esperienze di composizione. Dopo “Gallows Hood”, si direbbe che questi possa rappresentare la massima espressione di Alfred Zilla Demoghilas, in attesa di altro materiale in arrivo dove, chissà… vedremo ancora Zilla, si ritornerà allo stadio Bestia, oppure assisteremo ad una superdigevoluzione? Lo scopriremo solo vivendo! Nel frattempo, buon ascolto dalla redazione e dal vostro redattore di fiducia. VOTO 7.5