
《Io sont la morte che porto corona
Sonte signora de ognia persona
Et cossì son fiera e dura
Che trapaso le porte et ultra le mura
Et son quela che fa tremar el mondo
Revolzendo mia falze atondo atondo.
Ov’io tocco col mio strale
Sapienza, beleza forteza niente vale.
Non è signor, madona nè vassallo
Bisogna che lor entri in questo ballo
Mia figura o peccator contemplarai
Sinche a mi tu diverrai.
Non ofender a Dio per tal sorte
Che al transire non temi la morte,
Che più oltre no me impazo in be’ nè in male,
Che l’anima lasso al giudice eternale.
E come tu avrai lavorato
Lassù hanc sarai pagato.》

Così recitano i celebri versi dell’affresco sulla parte esterna della chiesa di San Virgilio a Pinzolo in provincia di Trento.
L’affresco della Danza Macabra é un tema ricorrente nell’arte dovuto alla antica credenza popolare che i morti danzassero a mezzanotte. Quest’ opera in particolare di cui ho messo le foto é datata 25 ottobre 1539 ed eseguita da Simone II Baschenis, il tema ricorrente é quello della morte “livellatrice sociale” che arriva per il povero come per il ricco, per il re come per l’ultimo dei suoi servi. Una sorta di riequilibratore sociale che impartisce la stessa giustizia a tutti con la sua falce.
Nella cultura popolare questi celebri versi sono stati ripresi da Angelo Branduardi nel “Ballo in Fa#” affiancandoli alla musica popolare della “schiarazula marazula” ballo poplare friulano di cui conosciamo la musica grazie a Giorgio Mayner compositore e musicista della seconda metà del 1500.
Ma da dove deriva il termine danza macabra?
Ancora una volta la risposta è nel libro per eccellenza da cui nasce tutto il folclore del medioevo: La Bibbia. Più precisamente nel 4° Libro dei Maccabei si narra la storia di questi 7 fratelli che si opposero in battaglia contro L’impero seleucide. Sconfitti sotto assedio, e ormai prossimi al martirio, si narra che i 7 fratelli si misero a danzare in cerchio. Danzarono in faccia alla morte. Nasce così il mito di una danza carnascialesca fatta allo scopo di esorcizzare la paura della morte. Questa danza prende il nome di “Chorea Machabaeorum”. L’abbreviazione in Machabrorum viene attribuita al vescovo e ambasciatore francese Jean Le Févre (1376) che trascrisse Macabré al posto di Machabée, ma quanto pare l’espressione danza macabra divenne subito accettata creando così una delle figure artistiche più rappresentate e popolari del medioevo in Europa. Soprattutto in un epoca dove pestilenze e malattie erano particolamente temute, il tema del danzare con la morte era vissuto come una forma liberatoria della paura stessa.
Tuttavia molti storici tendono a datare ancora più indietro l’attribuzione nel concetto di danza macabra come abbreviazione della danza dei Maccabei, dato che si trovano numerose tracce di tale concetto anche prima dell’attribuzione ufficiale del vescovo Le Févre, uno dei più illustri esempi è nel testo di San Francesco “Canticum Fratis Solis vel laudates creaturarum” in cui proprio nel finale tra canti e lodi danzanti si ribadisce in modo perentorio: “Lauderis, mi domine, propter sororem nostram Mortem,
quam nullus vivens potest evadere.” che tradotto sarebbe “Sia lodato il Signore per Sorella Morte, da cui nessun vivente può scappare”. Ancora una volta il tema della morte visto come inevitabile e quindi da non temere, anzi un motivo per addrittura ringaziare, gioire e perchè no, danzare, per esorcizzare ogni paura!
Quale occasione migliore del carnevale per danzare e scacciare via la paura? Buona danza a tutti!
