RECENSIONE A CURA DI ENZO”FALC”PRENOTTO

La vita è fatta di scelte e molte volte tali scelte sono discutibili. Tale affermazione riguarda la nuova uscita discografica dei tedeschi Atrium Noctis, band attiva da circa vent’anni, chiamata Atrium Noctis che non riguarda però materiale originale ma bensì è una compilation di diversi brani già pubblicati in passato ma stavolta ri-arrangiati e ri-registrati con l’ausilio di tre chitarre e l’innesto di nuove parti vocali. Ciò che si ritroverà ad ascoltare pesca dai diversi periodi sonori della band che spaziano fra diversi generi con una base predominante di black metal modello Dimmu Borgir, Graveworm e simile anche ai nostrani Stormlord per la componente epica. Il risultato si presenta altalenante e non necessariamente migliora le composizioni ed in parte le priva del fascino più sporco dell’essenza originale (il bellissimo Home del 2010, nonostante qualche difetto, aveva delle ottime potenzialità ed onestamente non serviva metterci le mani). La raccolta inizia con la confusionaria “Snow on thy Epitaph” (da The Eyes Of Medusa del 2005) che con il nuovo mixaggio si presenta parecchio incasinata con voce e tastiere dai volumi esagerati che mettono in crisi il resto degli strumenti ed è un peccato perché le chitarre, quando lasciate libere di ruggire, sono micidiali ed offrono svariati cambi di atmosfera ben combinate ad inserti sinfonici e profondi innesti di growl/scream. La lunghissima “Azazel” (dal già citato Home) veste un’anima cinematografica con le tastiere in primo piano virando poi fra atmosfere arabeggianti e vocals femminili eteree. Anche qui il guitarwork è decisamente elaborato e denota una classe non così scontata che dona alle tracce quel qualcosa in più. “Ikarus” (sempre da Home) è una sorta di spartiacque rallentando in maniera sulfurea il mood sonico inserendoci anche un flauto incantato e massicci interventi orchestrali. Da “Home” si cambia nettamente registro, forse anche troppo. Nella stessa versione originale la musica tende pesantemente ai limiti del power metal epico ma in questa versione si rasenta quasi il pacchiano. Le tastiere si fanno plasticose ed epiche modello epic/viking di serie z con delle venature folk finlandesi dai toni simili alla Finntroll. “Ancient Whispers” (nuovamente da The Eyes Of Medusa) è una sorta di intermezzo acustico dai toni fiabeschi che poco aggiunge al risultato e la stessa sorte tocca alla strumentale “RIP III”. “Die Nacht des Falken” (da Aeterni del 2017) è un altro lungo brano iper epico con un lavoro melodico dalle tinte fantasy. Qui la componente black metal si fa battagliera con dei notevoli muri di chitarre e sebbene l’eroicità sia fin troppo sopra le righe nel complesso il brano funziona bene come pure “Spuren eines Wolfes” (ancora da Home) che viaggia sempre sull’epico anche se pare messa come una outro che come un brano vero e proprio. Chiude il cerchio la rimanente “Zerberons Erwachen” (anch’essa da Aeterni) forse la traccia più cupa e devastante del lotto resa ancora più marziale e sinfonica dai toni squisitamente gotica. Si potrà discutere all’infinito su opere di questo tipo e non è certo la prima che esce (si pensi ad esempio a Sodom ed Amorphis). Oggettivamente il disco è ben fatto ma non ha nulla di più di quello che era stato fatto in origine se non qualche lieve miglioramento. Questa raccolta potrebbe incuriosire unicamente gli ascoltatori che vogliono una qualità audio più al passo con i tempi ma è innegabile che le versioni originali abbiano quella magia che dovrebbe essere lasciata tale. Il voto è rivolto unicamente alla raccolta e non alle tracce in sé. VOTO 6.5