Argesh

RECENSIONE A CURA DI yuri

Chi dice che il black metal non possa funzionare senza diavoli e demoni? Be’, di certo con gli Argesh si scelgono bene le proprie carte giocabili, targate apostate black metal. Nascono nel 2010 a Varese, formati da Azghal (basso e tastiere), HHG (batteria), Rakshasa (chitarra ritmica) e Nezer (chitarra solista).Per il debut album, unico in discografia, uscito nel 2021, 11 anni dopo, l’attesa di questi può essere valsa la candela? Ebbene, lo si intende già da Abiura (canzone introduttiva), la quale rievoca lo stesso marciante sound di band come Mephorash e Aborym. La voce del narratore, Vama Marga, si intesse nella ritmica e nella strumentazione in connubio anti-solenne, tipica del loro genere. Una violenta e incalzante direttrice aperta verso Suffocate in Oxygen, elogio alla vita in quanto tale. Gli ospiti alle voci, Michele Spallieri, Luciano Fieri e Chainerdog, si fondono con la perfezione quasi “industrialeggiante” tipica del loro genere, dove amore per Aborym e Mephorash vengono fuori. Blast beat che si distinguono per precisione e velocità, non disturbando per niente il cupo suono delle chitarre e il nero tessuto del basso. Source of Miracles, traccia numero tre, la prende lunga come introduzione ma la apre e chiude originalmente, sempre votata ad un sottogenere riconducibile ad Aborym e Behemoth, come se ne fosse una fusione. Qui, a cantare è Michele Spallieri, doppiato nei cori dall’addetto alle sferzate, HHG. Le chitarre più udibili compongono una melodia decaduta, come le sorti di un’Apostata, la condanna all’iniquità delle religioni. Segue Praelatorum Pedophilia, traccia molto più melodica della sua precedente, cantata da Spallieri, immessa questa volta su un’influenza più alla Belphegor o Azarath, quindi più blackened death metal, laddove al minuto 2:00 ritorna tipicamente (apostate) black metal. Ovviamente, anche qui i blast beat non si sprecano, ma non si fa in tempo ad appurare di trovarci nell’eresia del prelato pedofilo come tema principale, che subito è Apocalypse 20.7-8-9, traccia 5. Narra Vama Marga nell’intro, inneggiano HHG e Spallieri di seguito. Traccia più oscura, più cupa e violenta a livello di black metal, ritornando nell’industrial black metal tipicamente Argesh aborymiani (come gli Aborym di Kali Yuga Bizarre o Fire Walk With Us!). Qui si canta, appunto, l’Apocalisse, la strada verso l’Apostasia, emblema dunque del loro apostate black metal, miglior traccia di tutto l’album, in quanto contiene tutti i tratti del loro genere musicale, dall’industrial black al blackened death metal, al black metal di stampo classico. Termina il CD The Elohim’s Mark, la condanna del Cristo, col ritorno di Luciano Fieri e Chainerdog a dar man forte ad HHG, addetto ai growl. Leggermente più lenta nella ritmica, funge da ottima chiusura in chiave blackened death metal le trame d’apostasia, inneggiando a quanto possa essere spiritualmente autocompromettente l’essere nati e cresciuti in un contesto religioso privo di consapevolezza e coscienza. Si parla, dunque, dell’abbattimento di queste restrizioni per trovare il bisogno umano di evolversi e diventare qualcosa di diverso dal gregge, esprimendo il duro odio contro l’ipocrisia che questa società morale dimostra di essere con i suoi valori appurati finti dai testi (es. La crocifissione del Cristo come incoerenza dell’uomo verso l’emblema della loro religione). Continua e termina ad ostinato, con gli arpeggi melodici di Chainerdog e Nezer. Traendone le somme, l’intenzionalità testuale delle liriche degli Argesh è sicuramente atta a ricercare un tema ripreso da un’altra ottica, l’ottica generale del soffocamento nel proprio ossigeno, corrotto dalla venerazione di idoli quasi simulacri per il significato dato al compositore, ma il grado di originalità non aggiunge nulla di nuovo o già sentito prima ancora con Aborym o Type-O-Negative, per menzionare alcuni nomi importanti. Oggettivamente e musicalmente parlando, tutto si manifesta molto bene, senza che gli strumenti si sovrastino a vicenda. L’idea di una band mutevole e dinamica piace, aggiungono realtà nuove ogni momento, come le chitarre aggiunte alla traccia 3 da Matteo Gresele o alla 6 da Chainerdog. Molto ben riuscito l’industrial black, specialmente in Source of Miracles e in Apocalypse 20.7-8-9, ma la varietà di generi non aiuta a definirli come band black metal concentrata su questo genere… Ed è per questo che piacciono e dovrebbero piacere! Si consiglia vivamente l’ascolto di Excommunica, in quanto né troppo pesante, molto ben riuscito musicalmente, frutto di 11 anni di lavorazioni, rifacimenti e ri-registrazioni in ottica di miglior volontà di riuscita da parte della band di Varese. Voto 7.5

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