Anvil

RECENSIONE A CURA DI LEONARDO FABBRI

Resteless and Wild, The number of the beast, Black Metal, Venom, Saints and sinners, Iron First, Blackout, Screaming for vengeance, Wiped Out … e potrebbe bastare.
E invece no! Anche Metal on metal dei canadesi Anvil. Correva l’anno 1982.
Opera prima della band sotto il segno dell’incudine, dopo che gli stessi “Lips” un paio di anni prima fanno ingresso nel circus HM con “Hard’N heavy”, riproposto successivamente come lavoro Anvil.
Steve “Lips” Kudlow (voce chitarra), Dave Allison (chitarra), Ian Dickson (basso), Robb Reiner (batteria), sono gli elementi di questa line-up.
In attività dal 1978 la band è attualmente tenuta in piedi dai membri fondatori Lips e Reiner.
La partenza è di prim’ordine con il futuro cavallo di battaglia della band, la chiusura di ogni loro performance live, “metal on metal”, tipica song dove mette in risalto i fraseggi potenti delle chitarre a supporto di una base ritmica efficace e precisa, che fa da apertura al secondo brano “mothra” completamente diverso come stile dal primo, con un paio di lunghi assoli, un inciso ed una specie di gig intermedia, molto più strutturato e studiato.
“Stop Me” è il più lungo, quasi cinque minuti e mezzo di pura goduria per le orecchie , il ritmo è cadenzato, arpeggi di riempimento, e feeling da vendere.
L’ottimo e giustamente breve strumentale “march of the Crabs“ di Maideniana memoria, obbligatorio in un Lp datato 1982, molto meglio di “Gengish Khan” dell’ anno precedente che sfuma facendo posto al mio brano preferito “JackHammer” dove si sfiora veramente il massimo livello raggiungibile da un brano heavy metal.
Niente da temere perché il sesta track è Heatsink”, un pugno nello stomaco, tra velocità di esecuzione, e cambi di ritmo che fa da preludio a due brani un pò più soft con i classici assoli melodici tipici 80’s presenti in “Tag team” e “Scenery”. Anche in questi casi il livello è veramente notevole, giusto il tempo di riprendere un po’ di fiato perché “Tease me, please me” e “666” (o sex sex sex ) a finire ti ritrovi disteso in terra con le stelline che fanno girotondo sopra la tua testa.
Confesso che “Metal on metal” mi colpì per l’ artwork, per i pochi estimatori della band, e dalla scarsa presenza tra gli scomparti dei vinili etichettati al massimo con la lettera “A” introvabile nei negozi fighetti con le ultime uscite in vetrina. Forse perché piu caro di almeno tremila lire rispetto agli altri. Terminato il primo ascolto ci fu in me un po’ di perplessità, reputandolo troppo diretto e scontato, suonato bene, da musicisti all’ altezza. Viene a “noia” come solitamente un toscano come me può dire di questi casi. Niente di più sbagliato in quanto tuttora è tra i miei dischi LP più presenti nella “playlist” personale. Aspetto a braccia e ad orecchie spalancate un lavoro di questo calibro da band attuali, ricordando che a breve compirà 40 anni.
A mio giudizio tra i migliori LP Heavy Metal di sempre come del resto anche i loro due successivi sfortunati “Forged in fire e Strength of steel”, da parte delle rock band più sottovalutate di sempre. Peccato, peccato davvero, la lista è lunga… VOTO 9.0

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: