Alchemia

RECENSIONE A CURA DI ENZO “FALC” PRENOTTO

Qualche anno fa, a San Paolo in Brasile, nacque una nuova band a cui faceva capo il cantante Victor Hugo Piiroja a cui si aggiunsero, in seguito, i musicisti che sono attualmente in lineup ovvero Rodrigo Maciel (chitarra), FIFAS (basso), Alex Cristopher (batteria) e Wally D’Alessandro (tastiere). Questo nuovo progetto musicale esce sotto il nome di Alchemia dando alle stampe, tre anni dopo la nascita, il disco di debutto chiamato Inception. Musicalmente parlando l’album si dipana in diverse direzioni in primis sul metal estremo (death/black metal anche se in forma decisamente moderna ed “essenziale”) aggiungendoci piccoli tocchi sonori dinamici inglobando arrangiamenti orchestrali, sfumature gotiche e quella verve teatrale tipica di acts come Moonspell, King Diamond, i nostrani Hell Theater (a quanto pare stanno lavorando ad un nuovo album) o anche i Death SS. Riferimenti a parte, il combo brasiliano ha parecchie idee interessanti e non ha timore di inserire anche degli elementi elettronici e dei synth non così prevedibili (arrangiamenti a cura del compositore inglese Jon Phipps). A discapito del titolo, la traccia di apertura “Grind” apre il sipario su sonorità metalliche quasi progressive per la moltitudine di elementi che la compongono. Sugli scudi la performance del singer Victor che spazia dal growl, a bordate più aggressive, una sorta di cantautorato metal fino ad un screaming molto debitore della scena heavy ottantiana. Seppure un po’ scarna, la produzione valorizza bene ogni elemento dandogli un mood sporco ma allo stesso tempo caldo modernizzandolo forse un po’ troppo eppure riuscendo a convincere qualsiasi scettico. I synth e le orchestrazioni di “Save US” danno il via ad episodi molto drammatici come la titletrack “Inception” con i suoi riffs cupi ed i cori liturgici che donano un‘aurea decisamente neo-gothic. A bilanciare le atmosfere ci pensano episodi più distruttivi come la veloce e nervosa “Haunting You” (dai potenti giri di basso) o gli assalti di “Sacrifice” e le cavalcate epiche ai limiti del power metal di “Mind Prison” per non parlare della durissima “Nightmares” con quel ritornello secco e crudo. Le tracce hanno comunque diverse stratificazioni e seppure non ci sia un vero e proprio elemento che brilla, il flusso sonoro è costante e l’ascolto è sempre stimolante per i continui contrasti. Trattandosi di un esordio sicuramente i difetti non mancano. Una nitidezza maggiore avrebbe reso sicuramente meglio e qualche brano ne avrebbe giovato a livello “uditivo”. Tutta la band è ben amalgamata ed evita i virtuosismi (quasi assenti gli assolo) focalizzandosi sul trasmettere qualcosa come nel piccolo gioiellino a nome “Ashes” che contiene al suo interno un epico e drammatico pathos che cresce grazie a melodie sinfoniche ben congegnate. Anche il lavoro di chitarra di Rodrigo non è da sottovalutare perché non fa mai mancare il groove e nemmeno quel senso di tragedia nei riffs e nel lavoro melodico evitando i consueti giri “copia-incolla” che stanno inflazionando il mondo metallico attuale così spento e privo di idee o guizzi. Un esordio quindi piacevole e sfizioso che potrebbe portare a belle sorprese in futuro e che dimostra che il metal può evolversi ed essere apprezzato anche da chi normalmente non lo ascolta. Segnatevi gli Alchemia!!! VOTO 7

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: