RECENSIONE A CURA DI ENZO “FALC” PRENOTTO

Ripresentarsi sulla scena musicale dopo circa otto anni dal debutto discografico è un azzardo non da poco eppure i milanesi 3 dreAms neVer Dreamt si sono rimboccati le maniche e hanno dato vita ad un nuovo disco chiamato “Another Vivid Detail” utilizzando la medesima lineup e riconfermandosi come una band multicolore che già aveva dimostrato di avere le carte in regola con il primo e fortunato A Vanishing Day. In questo album prevale un atmosfera circense molto marcata ma anziché essere vivace scava nel profondo oscuro di quel mondo alla maniera di acts come i Manticora ma in veste meno irruenta e più gothic/prog metal con un occhio di riguardo a rappresentare e demolire un cosmo alla maniera de Il Loggione di Kafka o Ballata dell’Amore e dell’Odio di Álex de la Iglesia sia come contenuti che come direzione artistica.
Quest’opera, basata su un ipotetico concept, presenta un lotto di canzoni che hanno svariati punti in comune come l’uso della melodia dall’animo tragico/malinconico, che permea praticamente ogni anfratto, come pure un utilizzo di riffs marcatamente doom/gothic grevi e cupi che riportano alla mente i Katatonia come nella durezza di “Interconnections” (emerge anche una certa follia alla Unexpect) o nel classicismo di “The Ballad Of A.” fra rallentamenti e leggere accelerate ma anche nella sulfurea e dolente “3:46 The Moon Of The Last Day” che vede però un ottimo sottofondo di tastiere gotiche, giochi di basso ed imponenti muri di chitarre. Proprio la sezione strumentale fa davvero un ottimo lavoro cercando di andare oltre i classici stilemi e provando a diversificare i brani ed in parte ci riesce. “May” veste un’anima moderna ed alternativa, nonostante i numerosi inserti prog, in “j.Doe” la chitarra si fa intima e poetica facendosi via via più intensa nella visionaria “The Antipodist” dimostrandosi abile nel districarsi fra pennellate artistiche e robuste frustate (“The Poet”). Anche il basso fa il suo lavoro in maniera encomiabile battendo i tempi sempre con un groove ottimale (“Save Me From Myself”) ed ergendosi quasi a coprotagonista assieme alla batteria nelle sfrenate danze ritmiche della fantasiosa “The Black Dressed Clown” con i suoi tocchi progressive teatrali ed una voce sempre evocativa anche grazie al massiccio uso di stratificazioni e cori. Proprio sulla voce è giusto spendere altrettante belle parole dato che dietro al microfono c’è nientemeno che Gianluigi Girardi (voce anche dei validissimi Crown Of Autumn) che si presta a delle interpretazioni vocali meno sperimentali e più votate al lato emozionale curando molto la componente musicale a livelli quasi maniacali. Il resto della band cura in maniera altrettanto meticolosa gli arrangiamenti sia negli assolo che in generale nella costruzione e seppure in molte occasioni si possa sentire l’influenza di altri gruppi (“The Dance” è 100% The Gathering anche grazie alla voce femminile di Ilaria Esposito) i brani funzionano molto bene presentandosi ricchi di dettagli e sfumature che possono essere colti solo dopo diversi ascolti. Dopo comunque tanti anni di gavetta sarebbe stato interessante sentire qualcosa di più ma avere fra le mani prodotti del genere è già una grossa fortuna e questa simil colonna sonora, di una società sempre più falsa e basata sull’apparenza, vale la pena di essere ascoltata e vissuta.
La My Kingdom Music probabilmente ci ha visto giusto anche con i 3 dreAms neVer Dreamt e non possiamo dargli torto. Attenzione però! Ora deve arrivare la maturazione definitiva… VOTO 7.5